In Verrem, II, 1, 48-49-50

48 – Qua ex opinione hominum illa insula eorum deorum sacra putatur, tantaque eius auctoritas religionis et est et semper fuit ut ne Persae quidem, cum bellum toti Graeciae, dis hominibusque, indixissent, et mille numero navium classem ad Delum adpulissent, quicquam conarentur aut violare aut attingere. Hoc tu fanum depopulari, homo improbissime atque amentissime, audebas? Fuit ulla cupiditas tanta quae tantam exstingueret religionem? Et si tum haec non cogitabas, ne nunc quidem recordaris nullum esse tantum malum quod non tibi pro sceleribus tuis iam diu debeatur?
49 – In Asiam vero postquam venit, quid ego adventus istius prandia, cenas, equos muneraque commemorem? Nihil cum Verre de cotidianis criminibus acturus sum: Chio per vim signa pulcherrima dico abstulisse, item Erythris et Halicarnasso. Tenedo “” praetereo pecuniam quam eripuit “” Tenem ipsum, qui apud Tenedios sanctissimus deus habetur, qui urbem illam dicitur condidisse, cuius ex nomine Tenedus nominatur, hunc ipsum, inquam, Tenem pulcherrime factum, quem quondam in comitio vidistis, abstulit magno cum gemitu civitatis.
50 – Illa vero expugnatio fani antiquissimi et nobilissimi Iunonis Samiae quam luctuosa Samiis fuit, quam acerba toti Asiae, quam clara apud omnis, quam nemini vestrum inaudita de qua expugnatione cum legati ad C. Neronem in Asiam Samo venissent, responsum tulerunt eius modi querimonias, quae ad legatos populi Romani pertinerent, non ad praetorem sed Romam deferri oportere. Quas iste tabulas illinc, quae signa sustulit! Quae cognovi egomet apud istum in aedibus nuper, cum obsignandi gratia venissem.

48 – A motivo di tale leggenda, quell’isola è ritenuta sacra a quegli dei, e la sacralità di tal culto è ed è sempre stata tale che neanche i Persiani – pur avendo dichiarato guerra all’intera Grecia, (ovvero sia ai suoi) uomini (che ai suoi) dei, e pur essendo approdati a Delo con una flotta di mille navi – non s’azzardavano a violare o sfiorare alcunchè. Ed è questo santuario che tu, mostro di folle iniquità, osavi saccheggiare? C’è mai stata un’avidità così ingorda da annientare un sì profondo sentimento religioso? E se allora non ti passavano per la testa questi pensieri, neppure adesso i tuoi ricordi ti dicono che non c’è alcuna punizione così grave di cui tu non sia già da tempo meritevole per le tue scellerate azioni?
49 – Una volta, poi, che fu giunto in Asia, a ricordare i pranzi, le cene, i cavalli e i doni che gli venivano fatti al suo ingresso nelle città? Non ho alcuna intenzione di occuparmi di fatti che si potrebbero rimproverare giorno per giorno a Verre: da Chio questo io dico portò via colla violenza delle bellissime statue, lo stesso fece a Eritre e ad Alicarnasso. Da Tenedo – del denaro trafugato non faccio cenno portò via – tra l’intenso cordoglio della cittadinanza, Tene addirittura, considerato da quegli isolani, che lo ritengono il fondatore eponimo della città di Tenedo, la più santa delle divinità, una statua di bellissima fattura che voi avete visto qualche volta nel Comizio.
26 – E l’attacco all’antichissimo e famosissimo santuario di Giunone a Samo, che egli prese d’assalto, quanto lutto procurò ai Samii, quanto dolore a tutta l’Asia, un crimine notorio a tutti, e nessuno di voi non ha sentito parlare di quest’assalto quando giunse una delegazione di Samo a C. Nerone, in Asia ed egli rispose che delle lagnanze come le loro, che concernevano dei legati del popolo romano, andavano fatte non già a un pretore ma a Roma. Che quadri, che statue costui ha rapinato da lì! Le ho viste coi miei stessi occhi in casa sua, poco tempo fa, quando (lì) mi son recato per apporre i sigilli.