Rhetorica, I, 11

Principio generi animantium omni est a natura tributum ut se vitam corpusque tueatur declinet ea quae nocitura videantur omniaque quae sint ad vivendum necessaria anquirat et paret ut pastum ut latibula ut alia generis eiusdem. Commune item animantium omnium est coniunctionis appetitus procreandi causa et cura quaedam eorum quae procreata sint. Sed inter hominem et beluam hoc maxime interest quod haec tantum quantum sensu movetur ad id solum quod adest quodque praesens est se accommodat paulum admodum sentiens praeteritum aut futurum. Homo autem quod rationis est particeps per quam consequentia cernit causas rerum videt earumque praegressus et quasi antecessiones non ignorat similitudines comparat rebusque praesentibus adiungit atque adnectit futuras facile totius vitae cursum videt ad eamque degendam praeparat res necessarias.

Anzitutto, la natura ha dato ad ogni essere vivente l’istinto di conservare se stesso nella vita e nel corpo, schivando tutto ciò che può recargli danno e cercando ansiosamente tutto ciò che serve a sostentare la vita, come il cibo, il ricovero, e altre cose dello stesso genere. Comune altresì a tutti gli esseri viventi è il desiderio dell’accoppiamento al fine di procreare, e una straordinaria cura della loro prole. Ma tra l’uomo e la bestia c’è soprattutto questa gran differenza, che la bestia, solo in quanto è stimolata dal senso conforma le sue attitudini a ciò che le è presente nello spazio e nel tempo, poco o nulla ricordando del passato e presentando del futuro; mentre l’uomo, in quanto è partecipe della ragione (in virtù di questa egli scorge le conseguenze, vede le cause efficienti, non ignora le occasionali, e, oso dire, gli antecedenti, confronta tra loro i casi simili, e alle cose presenti collega strettamente le future), l’uomo, dico, vede facilmente tutto il corso della vita e prepara in tempo le cose necessarie a ben condurla.