“Gelosia di Dionisio nei confronti di Dione”

Plato autem tantum apud Dionysium auctoritate potuit valuitque eloquentia, ut ei persuaserit tyrannidis facere finem libertatemque reddere Syracusanis; a qua voluntate Philisti consilio deterritus aliquanto crudelior esse coepit. Qui quidem, cum a Dione se superari videret ingenio, auctoritate, amore populi, verens ne, si eum secum haberet, aliquam occasionem sui daret opprimendi, navem ei triremem dedit, qua Corinthum deveheretur, ostendens se id utriusque facere causa, ne, cum inter se timerent, alteruter alterum praeoccuparet. Id cum factum multi indignarentur magnaeque esset invidiae tyranno, Dionysius omnia, quae moveri poterant Dionis, in navis imposuit ad eumque misit. sic enim existimari volebat, id se non odio hominis, sed suae salutis fecisse causa. Postea vero quam audivit eum in Peloponneso manum comparare sibique bellum facere conari, Areten, Dionis uxorem, alii nuptum dedit filiumque eius sic educari iussit, ut indulgendo turpissimis imbueretur cupiditatibus. Nam puero, priusquam pubes esset, scorta adducebantur, vino epulisque obruebatur, neque ullum tempus sobrio relinquebatur.

Ora Platone godette di tanta autorità presso Dionisio e tanto poté con la sua eloquenza che lo persuase a porre fine alla tirannide ed a restituire la libertà ai Siracusani; ma il tiranno fu distolto da questa risoluzione dal consiglio di Filisto e cominciò ad essere ancora più crudele. Questi, in verità si rendeva conto che Dione lo superava in ingegno, prestigio e simpatia popolare e temendo che, se lo tenesse con sé, gli avrebbe offerto una qualche occasione per toglierlo di mezzo, gli dette una trireme, con la quale se ne andasse a Corinto, dicendogli chiaramente che faceva ciò per il bene di tutti e due, perché l’uno dei due, dato il reciproco timore, non sopraffacesse l’altro. Poiché molti erano indignati per questo fatto e c’era un grande risentimento contro il tiranno, Dionisio fece imbarcare su delle navi tutti i beni mobili di Dione e glieli spedì. Voleva infatti che si ritenesse che lui aveva agito così non tanto per odio della persona, ma per la sua propria incolumità. Ma quando venne a sapere che quello preparava nel Peloponneso un esercito e si apprestava a muovergli guerra, dette Areta la moglie di Dione in sposa ad un altro e ordinò che il figlio venisse educato in modo tale che, con l’assecondarlo in tutto, venisse fatto crescere tra i più turpi piaceri. Infatti al ragazzo, prima che diventasse adolescente, si portavano prostitute, si rimpinzava di vino e di cibi e non gli si lasciava alcun tempo per la sua sobrietà.