Historiarum Alexandri Magni, III, 9

Acies autem hoc modo stetit. Nabarzanes equitatu dextrum cornu tuebatur additis funditorum sagittariorumque viginti fere milibus. In eodem Thimodes erat, Graecis peditibus mercede conductis triginta milibus praepositus. Hoc erat haud dubium robur exercitus, par Macedonicae phalangi acies. In laevo cornu Aristomedes Thessalus XX milia barbarorum peditum habebat. In subsidiis pugnacissimas locaverat gentes. Ipsum regem in eodem cornu dimicaturum tria milia delectorum equitum, adsueta corporis custodia, et pedestris acies, quadraginta milia, sequebantur; Hyrcani deinde Medique equites, his proximi ceterarum gentium, ultra eos dextra laevaque dispositi. Hoc agmen, sicut dictum est, instructum VI milia iaculatorum funditorumque antecedebant. Quidquid in aliis angustiis adiri poterat inpleverant copiae, cornuaque hinc a iugo, illinc a mari stabant: uxorem matremque regis et alium feminarum gregem in medium agmen acceperant. Alexander phalangem, qua nihil apud Macedonas validius erat, in fronte constituit. Dextrum cornu Nicanor, Parmenionis filius, tuebatur: huic proximi stabant Coenos et Perdiccas et Meleager et Ptolomaeus et Amyntas, sui quisque agminis duces. In laevo, quod a mare pertinebat, Craterus et Parmenio erant, sed Craterus Parmenioni parere iussus. Equites ab utroque cornu locati: dextrum Macedones Thessalis adiunctis, laevum Peloponnesii tuebantur. Ante hanc aciem posuerat funditorum manum sagittariis admixtis. Thraces quoque et Cretenses ante agmen ibant, et ipsi leviter armati. At his, qui praemissi a Dareo iugum montis insederant, Agrianos opposuit ex Graecia nuper advectos. Parmenioni autem praeceperat, ut, quantum posset, agmen ad mare extenderet, quo longius abesset acies montibus, quos occupaverant Barbari. At illi neque obstare venientibus nec circumire praetergressos ausi funditorum maxime aspectu territi profugerant, eaque res Alexandro tutum agminis latus, quod ne superne incesseretur timuerat, praestitit. XXX et duo armatorum ordines ibant: neque enim latius extendi aciem patiebantur angustiae. Paulatim deinde et laxare se sinus montium et maius spatium aperire coeperant, ita ut non pedes solum ordine incedere, sed etiam lateribus circumfundi posset equitatus.

L’esercito allora si schierò in quest’ordine di battaglia. Nabarzane proteggeva l’ala destra con la cavalleria, in aggiunta a quasi ventimila arcieri e frombolieri. Nel medesimo posto vi era Timode, a capo di trentamila fanti mercenari greci. Questo era senza dubbio il nerbo dell’esercito, uno schieramento pari alla falange macedone. All’ala sinistra il tessalo Aristomede era a capo di ventimila fanti barbari. Aveva schierato come truppe di sostegno i popoli più bellicosi. Tremila cavalieri scelti, consueta guardia del corpo, e un corpo di fanteria di quarantamila uomini, tenevano dietro al re in persona, pronto a combattere all’ala sinistra. Quindi seguivano i cavalieri Ircani e i Medi: vicino ad essi la cavalleria delle altre popolazioni, disposta a destra e a sinistra dopo di essi. Seimila uomini armati di giavellotti e di fionde, come si è detto, precedevano questo esercito così schierato. Le truppe avevano occupato ogni luogo accessibile in quelle strettoie, e le ali stavano l’una ai piedi della montagna, l’altra alla riva del mare. La moglie e la madre del re e tutte le altre donne erano state sistemate al centro dello schieramento. Alessandro schierò di fronte la falange, formazione della quale nessun’altra era più efficiente tra i Macedoni. L’ala destra la presidiava Nicanore, figlio di Parmenione: vicino a lui c’erano Ceno, Perdicca, Meleagro, Tolomeo ed Aminta, ognuno a capo dei propri uomini. All’ala sinistra, che si estendeva verso il mare, si trovavano Cratero e Parmenione, con Cratero agli ordini di Parmenione. La cavalleria era schierata ad entrambe le ali: a destra i Macedoni, appoggiati dai Tessali, a sinistra i Peloponnesiaci. Davanti a questo schieramento aveva disposto un manipolo di frombolieri misti ad arcieri. L’avanguardia era costituita da Traci e Cretesi armati alla leggera. Inoltre oppose a coloro che, mandati da Dario, avevano preso possesso della parte alta della montagna, gli Agriani, da poco arrivati dalla Tracia. Inoltre aveva ordinato a Parmenione di estendere per quanto possibile l’esercito fino al mare, in modo che lo schieramento fosse il più distante possibile dai monti che avevano occupato i barbari. Ma questi ultimi, non osando né opporsi alle truppe che avanzavano verso di loro né circondare quelle che li avevano oltrepassati, e soprattutto spaventati alla vista dei frombolieri, erano scappati e ciò rese sicuro ad Alessandro il lato dello schieramento che lui aveva temuto che fosse assalito dall’alto. I ranghi avevano un fronte costituito da trentadue uomini: infatti le strettoie non permettevano che lo schieramento si estendesse più in largo. Poco a poco quindi gli spazi montani cominciavano a divenire più larghi e ad offrire maggior spazio, in modo che non solo i fanti potevano incrementare il fronte, ma anche i cavalieri dispiegarsi sui fianchi.