“Serenità d’animo di Alessandro in punto di morte”

Quarto die Alexander indubitatam mortem sentiens agnoscere se fatum domus maiorum suorum ait, nam plerosque Aeacidarum intra XXX annum defunctos. Tumultuantes deinde milites insidiisque perire regem suspicantes ipse sedavit eosque omnes, cum prolatus in editissimum urbis locum esset, ad conspectum suum admisit osculandamque dexteram suam flentibus porrexit. Cum lacrimarent omnes, ipse non sine lacrimis tantum, verum sine ullo tristioris mentis argumento fuit, ut quosdam inpatientius dolentes consolatus sit, quibusdam mandata ad parentes eorum dederit: adeo sicuti in hostem, ita et in mortem invictus animus fuit. Dimissis militibus circumstantes amicos percontatur, videanturne similem sibi reperturi regem. Tacentibus cunctis tum ipse, ut hoc nesciat, ita illud scire vaticinarique se ac paene oculis videre dixit, quantum sit in hoc certamine sanguinis fusura Macedonia, quantis caedibus, quo cruore mortuo sibi parentatura. Ad postremum corpus suum in Hammonis templum condi iubet. Cum deficere eum amici viderent, quaerunt, quem imperii faciat heredem. Respondit dignissimum.

Al quarto giorno Alessandro, avvertendo come certa la morte, disse di riconoscere il destino della casa dei suoi antenati, infatti la gran parte degli Ecidi erano morti entro il trentesimo anno. Poi egli stesso calmò i soldati che si agitavano e sospettavano che il re morisse per un complotto e, dopo essersi portato nel luogo più elevato della città, li ammise tutti al suo cospetto e porse a loro che piangevano la sua destra per baciarla. Mentre tutti piangevano, egli rimase non solo senza lacrime, ma addirittura senza alcun atteggiamento di un animo troppo triste, così che in modo quasi impassibile consolò alcuni, ad altri diede incarichi per i loro genitori: a tal punto fu indomito l’animo così contro il nemico come anche in morte. Congedati i soldati chiese agli amici che lo circondavano se pensavano che avrebbero trovato un re simile a lui. Giacché tutti tacevano allora egli stesso, pur non sapendolo, disse di conoscere e prevedere e vedere quasi con gli occhi quanto sarebbe stata distrutta la Macedonia in questa battaglia di sangue, con che grandi stragi, con quale sangue lo avrebbero celebrato morto. All’estremo ordina che il suo corpo sia composto nel tempio di Ammone. Vedendo gli amici che egli veniva meno gli domandano chi costituisca erede dell’impero. Risponde: quello più degno.