De Bello Gallico, VIII, 50

Ipse hibernis peractis contra consuetudinem in Italiam quam maximis itineribus est profectus, ut municipia et colonias appellaret, quibus M. Antoni quaestoris sui, commendaverat sacerdoti petitionem. Contendebat enim gratia cum libenter pro homine sibi coniunctissimo, quem paulo ante praemiserat ad petitionem, tum acriter contra factionem et potentiam paucorum, qui M. Antoni repulsa Caesaris decedentis gratiam convellere cupiebant. Hunc etsi augurem prius faetum quam Italiam attingeret in itinere audierat, tamen non minus iustam sibi causam municipia et colonias adeundi existimavit, ut eis gratias ageret, quod frequentiam atque officium suum Antonio praestitissent, simulque se et honorem suum sequentis anni commendaret, propterea quod insolenter adversarii sui gloriarentur L. Lentulum et C. Marcellum consules creatos qui omnem honorem et dignitatem Caesaris spoliarent, ereptum Ser. Galbae consulatum, cum is multo plus gratia suffragiisque valuisset, quod sibi coniunctus et familiaritate et consuetudine legationis esset.

Alla fine dell’inverno, contro la sua abitudine, si diresse a marce forzate in Italia, per rivolgersi ai municipi e alle colonie, a cui aveva raccomandato la candidatura al sacerdozio di M. Antonio, suo questore. Da un lato, ben volentieri faceva valere tutto il suo prestigio per un uomo a lui così legato, che poco prima aveva mandato a presentare la sua candidatura; dall’altro voleva colpire duramente il potente partito di quei pochi che, con una sconfitta elettorale di M. Antonio, desideravano minare l’autorità di Cesare, allo scadere della sua carica. E anche se durante il viaggio, prima di giungere in Italia, aveva saputo che M. Antonio era stato eletto augure, stimò di avere, nondimeno, un buon motivo per visitare i municipi e le colonie, perché voleva ringraziarli di aver accordato ad Antonio il loro favore con un’affluenza davvero massiccia. Allo stesso tempo voleva raccomandare la propria candidatura per il consolato dell’anno successivo, visto che i suoi avversari con insolenza menavano vanto sia per l’elezione di L. Lentulo e C. Marcello, creati consoli, al solo scopo di spogliare Cesare di ogni carica e dignità, sia di aver sottratto il consolato a Ser. Galba, che, nonostante godesse di maggior credito e avesse raccolto più voti, era stato escluso per i suoi vincoli di parentela con Cesare e la lunga militanza come suo legato.