“Discorso di Scipione alle truppe (I)”

Cum Placentiam Scipio consul venit, iam ex stativis moverat Hannibal Taurinorumque urbem, quae in amicitiam cum Punicis non venit, vi expugnaverat. Deinde Hannibal castra ex Taurinis ad Ticinum movit, ubi cum Romanis dimicare volebat. Scipio postquam trans Padum copias duxit et ad Ticinum amnem castra movit, ad militum hortationem dixit: “Novus imperator apud novos milites pauca verba dicet. Pro patriae salute pugnabitis, milites, cum gentibus quas terra marique iam bello vicistis, a quibus stipendium per multos annos exegistis ac belli praemia Siciliam ac Sardiniam habuistis. Erit igitur Romanis legionibus in hoc certamine victorum animus, quia Iuppiter auxilio nostris copiis iam venit primo Punico bello; hostium autem robora ac vires languescunt, Poeni iam non homines sed hominum umbrae sunt, fama, frigore, squalore contusi ac debilitati sunt inter saxa rupesque Alpium. Cum vestris gladiis tacti erint, eorum corpora quassabantur armaque frangentur. Itaque reliquias extremas hostis, non hostem habetis”.

Quando il console Scipione giunse a Piacenza, già Annibale aveva levato il campo, ed aveva espugnato con la forza una città dei Taurini che si era rifiutata di stringere patti d’amicizia con i Cartaginesi. Poi Annibale mosse gli accampamenti dai Taurini al Ticino, dove voleva combattere con i Romani. Scipione, dopo avere passato il Po con l’esercito e mosso il campo verso il fiume Ticino, per incitare le truppe disse: “Poche parole deve dire un comandante nuovo a truppe nuove. Combattere, o soldati, a difesa della salvezza della patria, contro coloro che già vinceste in guerra per terra e per mare, dai quali per molti anni percepiste un tributo, ai quali prendeste, trofei di vittoria, la Sicilia e la Sardegna. Avranno dunque le legioni Romane in questo conflitto l’animo dei vincitori, poiché Giove già venne in soccorso del nostro esercito in occasione della prima guerra Punica; languono peraltro il nerbo e le forze dei nemici, i Cartaginesi ormai non sono uomini ma ombre d’uomini, fiaccati dalla fame, dal freddo, dalla sporcizia, sono stati feriti ed indeboliti fra le rocce ed i sassi delle Alpi. Quando saranno colpiti dalle vostre spade, i loro corpi saranno scossi e le loro armi infrante. Così, gli ultimi avanzi di un nemico, non un nemico avrete davanti”.

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