Institutio Oratoria, I, 2, 24-25-26

24 – Ea nobis ingens palma, ducere vero classem multo pulcherrimum. Nec de hoc semel decretum erat: tricesimus dies reddebat victo certaminis potestatem. Ita nec superior successu curam remittebat et dolor victum ad deponendam ignominiam concitabat.
25 – Id nobis acriores ad studia dicendi faces subdidisse quam exhortationem docentium, paedagogorum custodiam, vota parentium, quantum animi mei coniectura colligere possum, contenderim.
26 – Sed sicut firmiores in litteris profectus alit aemulatio, ita incipientibus atque adhuc teneris condiscipulorum quam praeceptoris iucundior hoc ipso quod facilior imitatio est.

24 – E questo per noi costituiva un magnifico premio, ma la cosa più bella era essere il primo della classe. E la decisione non era una e definitiva: ogni trenta giorni a chi aveva perso veniva data la possibilità di riscattarsi. Così da una parte il vincitore non si rilassava sulla sua vittoria, e dall’altra la mortificazione spingeva chi era stato sconfitto a rifarsi dell’onta subita.
25 – Per quanto possa personalmente ricordare, oserei dire che questo ci stimolava più acutamente allo studio dell’eloquenza di quanto non riuscissero a fare l’esortazione degli insegnanti, la sorveglianza dei pedagoghi, le ambizioni dei genitori.
26 – Ma come negli studi letterari lo spirito di emulazione alimenta profitti più solidi, così ai principianti e agli alunni ancora giovani l’imitazione dei compagni piace maggiormente che non quella degli insegnanti per il semplice fatto che è più facile.