Institutio oratoria, II, 5, 13-14-15-16 (“Gli studenti devono esercitarsi attivamente”)

13 – Neque solum haec ipse debebit docere praeceptor, sed frequenter interrogare et iudicium discipulorum experiri. Sic audientibus securitas aberit nec quae dicentur superfluent aures: simul ad id perducentur quod ex hoc quaeritur, ut inueniant ipsi et intellegant. Nam quid aliud agimus docendo eos quam ne semper docendi sint?
14 – Hoc diligentiae genus ausim dicere plus conlaturum discentibus quam omnes omnium artes, quae iuuant sine dubio multum, sed latiore quadam comprensione per omnes quidem species rerum cotidie paene nascentium ire qui possunt?
15 – Sicut de re militari quamquam sunt tradita quaedam praecepta communia, magis tamen proderit scire qua ducum quisque ratione in quali re tempore loco sit sapienter usus aut contra: nam in omnibus fere minus ualent praecepta quam experimenta.
16 – An vero declamabit quidem praeceptor ut sit exemplo suis auditoribus: non plus contulerint lecti Cicero aut Demosthenes? Corrigetur palam si quid in declamando discipulus errauerit: non potentius erit emendare orationem, quin immo etiam iucundius? Aliena enim uitia reprendi quisque mauult quam sua.

13 – E il docente non dovrà soltanto insegnare queste cose, ma dovrà anche interrogare di frequente gli alunni ed esercitare la loro capacità di giudizio. Così gli allievi non saranno negligenti e quanto verrà detto non sfuggirà alle loro orecchie; nello stesso tempo li condurremo al punto di scoprire e comprendere da soli, che è poi ciò che si richiede: insegnando infatti cos’altro facciamo se non evitar loro di dover sempre imparare?
14 – Oserei dire che questo genere di scrupolo gioverà agli alunni più di tutte le tecniche di tutti i maestri, che senza dubbio sono di grande aiuto, ma che mi chiedo come possano tener dietro con una adeguata ampiezza di respiro alle realtà che nascono praticamente ogni giorno.
15 – Così come nel campo della tecnica militare, benché siano stati tramandati alcuni precetti generali, sarà comunque più utile sapere con quale criterio ciascun comandante si sia mosso più o meno saggiamente in una determinata circostanza, in un dato tempo, in un dato luogo: quasi sempre infatti la teoria vale meno dell’esperienza pratica.
16 – L’insegnante declamerà per fornire un esempio al suo uditorio: ma non serviranno forse di più Cicerone e Demostene letti direttamente? Se l’alunno commetterà un errore nella declamazione, venga corretto pubblicamente: non sarà più proficuo, e anzi più piacevole correggere un’orazione? Tutti infatti preferiscono la correzione degli errori altrui piuttosto che dei propri.