De Beneficiis, I, 7

Si beneficia in rebus, non ipsa benefaciendi voluntate consisterent, eo maiora essent, quo maiora sunt, quae accipimus. Id autem falsum est; nonnunquam magis nos obligat, qui dedit parua magnifice; qui regum aequauit opes animo; qui exiguum tribuit, sed libenter: qui paupertatis suae oblilus est, dum meam respicit; qui non voluntatem tantum iuvandi habuit, sed cupiditatem; qui accipere se putavit beneficium, quum daret; qui dedit tanquam recepturus, recepit tanquam non dedisset; qui occasionem, qua prodesset, et occupavit et quaesivit. Contra ingrata sunt, ut dixi, licet re ac specie magna videantur, quae danti aut extorquentur, aut excidunt, multoque gravius uenit, quod facili, quam quod plena manu datur: exiguum est quod in me contutit, sed amplius non potuit. At hic quod dedit, magnum est: sed dubitavit, sed distulit, sed quum daret, gemuit, sed superbe dedit, sed circumtulit, et placere ei, cui praestabat, noluit; ambitioni dedit, non mihi.

Se i benefici consistessero nelle cose donate e non nella volontà stessa di fare il bene, sarebbero tanto maggiori quanto maggiori sono i doni che riceviamo. Questo, invece, è falso: non di rado ci sentiamo maggiormente in debito con chi ci ha donato poco, ma con generosità, con chi eguagliava le ricchezze dei re con la disposizione d’animo, con chi ci ha reso un servizio minimo, ma di buon animo, con chi ha dimenticato la sua povertà guardando la mia, con chi ha avuto non soltanto la volontà, ma quasi la brama di aiutarmi, con chi ha ritenuto di ricevere egli stesso un beneficio facendolo a me, con chi ha ricevuto il contraccambio come se non avesse mai donato, con chi ha cercato e ha colto l’occasione per essermi utile. Invece, non sono graditi, come ho detto, benché sembrino di valore e molto belli, quei doni che vengono quasi carpiti o che cadono di mano al donatore, poiché risulta molto più gradito un dono che giunge spontaneamente di uno a piene mani. E’ poco ciò che costui mi ha dato, ma non avrebbe potuto darmi di più; invece, è molto ciò che mi ha dato quell’altro, ma ha esitato, ha rinviato, si è lamentato nel dare, ha dato con arroganza, ha fatto sapere a tutti di quel dono e ha voluto riuscire gradito, ma non a colui al quale l’offriva; ha donato per la sua ambizione, non per me.

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