Quum hoedus evasisset lupum et confugisset in caulamovium, quid tu, stulte, inquit ille, hic te salvumfuturum speras, ubi quotidie pecudes rapi et diismactari videas? Non curo, inquit hoedus; nam simoriendum sit, quanto praclarius mihi erit, meocruore aspergi aras deorum immortalium quam irrigarisiccas lupi fauces. Haec fabula docet, bonos mortemquae omnibus imminet, non timere, si cum honestate etlaude conjuncta sit.
Avendo il capretto evitato il lupo ed essendosi rifugiato nel recinto ovile: “Che cosa tu stoltamente ““ disse il lupo ““ speri che con questo ti sia salvo il futuro, dove ogni giorno, greggi sono portati via e le vittime sono date negli altari degli dei onorati?”. “Se dunque ““ disse il capretto ““ devo morire, quanto sarà più precaria con il mio sangue sparso sugli altari degli dei immortali, che bagnare le asciutte fauci del lupo!”. Questa favola insegna che i buoni non temono la morte che incombe su tutti, se è congiunta con onestà ed elogio.