“La vendemmia e la vinificazione”

In vinetis uva cum erit matura, vindemiam ita fieri oportet, ut videas, a quo genere uvarum et a quo loco vineti incipias legere. Nam et praecox et miscella, quam vocant nigram, multo ante coquitur, quo prior legenda, et quae pars arbusti ac vineae magis aprica, prius debet descendere de vite. In vindemia diligentis uva non solum legitur sed etiam eligitur; legitur ad bibendum, eligitur ad edendum. Itaque lecta defertur in forum vinarium, unde in dolium inane veniat; electa in secretam corbulam, unde in ollulas addatur et in dolia plena vinaciorum contrudatur, alia quae in piscinam in amphoram picatam descendat, alia quae in aream in carnarium escendat. Quae calcatae uvae erunt, earum scopi cum folliculis subiciendi sub prelum, ut, siquid reliqui habeant musti, exprimatur in eundem lacum.

Quando l’uva sarà matura, nei vigneti così bisognerà fare la vendemmia, esaminando prima da quale specie di uva e da qual luogo del vignaio si debba cominciare a vendemmiare. Infatti l’uva primaticcia e quella mista, che chiamano negra, si matura lungo tempo avanti l’altra perciò che deve essere la prima a essere raccolta. Parimente dovranno essere le prime a distaccarsi dalle viti quelle uve le quali siano esse maritate agli alberi o no sono esposte al sole. Nella vendemmia che si fa sotto un diligente proprietario non solo si raccoglie l’uva per bere, ma si sceglie ancora quella che si mangia. Cosicché l’uva raccolta si porta nel luogo dove si spreme per riempiere poi le botti e la scelta si mette a parte nelle corbe, sia per riempiere delle piccole olle che si cacciano dentro le botti piene di vinacce, sia per conservarla in anfore impegolate e che si mettono in conserve d’acqua, sia per attaccarla in alto nella dispensa. Quando poi i grappoli saranno stati pigiati, bisognerà spremere nel torcolo i racimoli dei grappoli in uno ai gusci delle uve onde quel poco di mosto che contengono si unisca nella fossa al primo.

De agricoltura, II, 10 (“Pastori in montagna”)

In fundis non modo pueri sed etiam puellae pecudes pascunt. In saltibus contra videre licet iuventutem, et eam plerumque armatam. Hi pastores ita legendi sunt ut sint firmi ac veloces, mobiles, expeditis membris, qui pecus non solum sequi possint, sed etiam a bestiis ac praedonibus defendere, atque montium arduitatem ferre possint, onera extollere in iumenta, excurrere, iaculari. […] Non omnis natio apta est ad rem pecuariam: Galli aptissimi sunt. […] Omnes pastores esse oportet sub uno magistro pecoris et hunc maiorem natu et peritiorem quam alios esse, quod iis, qui aetate et scientia praestant, li bentius reliqui parent. Magistrum providere oportet omnia instrumenta quae pecori et pastoribus necessaria sunt, maxime ad victum hominum et ad medicinam pecudum. Quae ad hominum pecorisque valetudinem pertinent magister scripta habere debet, ut sine medico curari possint: ergo sine litteris idoneus non est. Pastoribus mulieres adiungere, quae eis cibaria expediant eosque adsiduiores faciant utile esse multi domini putant; sed eas mulieres oportet esse f?rmas, quae in opere non cedant viris.

Nei fondi, non solo i fanciulli, ma anche le fanciulle fanno pascolare le greggi. Sui monti selvosi, invece, è possibile scorgere giovani, per altro per lo più armati. La cernita dei pastori dev’essere fatta in base a criteri di robustezza, velocità, dinamismo, agilità, affinchè essi non solo siano in grado di star dietro al gregge, ma anche di difender(lo) da fiere selvatiche e predatori, e di sopportare l’asperità dell’ambiente montano, nonchè di caricare i giumenti, correre, lanciare il giavellotto. Non tutti i popoli sono adatti alla pastorizia: di certo lo sono i Galli. E’ opportuno che tutti i pastori siano alle dipendenze di un pastore capo, che quest’ultimo sia più grande d’età e più esperto rispetto agli altri, dato che a coloro che hanno più anni ed esperienza, gli altri obbediscono più volentieri. E’ compito del pastore capo provvedere a tutto l’equipaggiamento necessario al gregge ed ai pastori, con particolare attenzione al cibo per gli uomini e la medicazione per gli animali. Il pastore capo deve tenere per iscritto le disposizioni mediche attinenti agli uomini e al gregge, affinchè essi possano esser curati senza medico: ne consegue che un analfabeta non è idoneo. Molti proprietari di fondo ritengono che sia utile associare ai pastori delle donne, che preparino loro da mangiare e li rendano più assidui. Conviene, comunque, che queste donne siano robuste, tali che non siano da meno agli uomini nel lavoro.