Olim pater familias, qui Romae vivebat, filium suum, perditum ac prodigium, Athenas miserat ut ibi litterarum studia perficeret et auditur rhetorum et philosophorum fieret. Cum autem adulescens omnem pecuniam, quam a patre proficiscens acceperat, conviviis et crapulis cum amicis consumpsisset, ad patrem epistulam misit, ut pecuniam alteram peteret. Cui rescripsit pater: «te hortor ne pecunia et cupidinibus alliciaris. Studia bonarum artium recole, fili mi, et ad libros confuge, a quibus alimentum et calorem accipies». Cum epistulam recepisset, adulescens Athenis multos libros suos vendidit ut cibum sibi emeret, alios arripuit et in ignem coniecit ut membra sua, frigore hiemis rigentia, calefaceret. Haec cum fecisset, patri Romam rescripsit: «Laetare, pater. Quod cupiebas statim feci et praecepta tua secutus sum. Nunc libri me nutriunt et calefaciunt, sicut ipse dixisti».
Una volta un padre di famiglia, che viveva a Roma, aveva mandato ad Atene, suo figlio, infelice e (prodigium) perchè portasse a termine gli studi letterari e ascoltasse gli oratori e diventasse filosofo. Avendo il giovane tuttavia consumato tutto il denato che partendo aveva ricevuto dal padre con in banchetti e pranzi con gli amici, mandò una lettera al padre per chiedere altro denaro. Il padre gli rispose: ti esorto a non sprecare il denaro in desideri. Coltiva gli studi delle buone arti, figlio mio, rifugiati nei libri, prendi da quelli alimento e calore. Avendo ricevuto la lettera, il giovane vendette ad Atene molti suoi libri per comprarsi il cibo, ne prese altri e li gettò nel fuoco per dare calore alle sue membra congelate dal freddo inverno. Dopo aver fatto queste cose, riscrisse a Roma al padre: rallegrati padre. Ciò che desideri faccio e seguo i tuoi consigli. Ora i libri mi nutrono e riscaldano come tu stesso hai detto.
Perfetta! Però la prossima volta, mi metto d’impegno e la faccio io!
Grazie.penny 🙂