Phaethon, Apollinis filius, in patris regiam, excelsis columnis ornatam, luce et auro micantem, intravit et suavibus verbis patris animum movit: “Cupio, pater, solis currum regere; si vere pater meus es, currum filio tuo per unum diem concede”. Sic respondit Apollo: “Mi Phaethon, magnae sunt itineris difficultates, immania pericula, vehementes equi; tu parvus es et viae ignarus”. Sed patris verba puerum a proposito non averterum; Phaethon enim clam currum conscendit, habenas adducit, equos vehementer verberat. Tum equi, arugiam propter aetatem contemnentes, de via declinaverunt et nimis ad terram appropinquaverunt. Accurrit sollicitus Iuppiter qui fulmine puerum occidit. Itaque Phaethon e caelo decidit in planitiem apud Eridani ostium. Hic sorores, cum infelicis fratis exanimatum corpus viderunt, maesto ore copiosisque lacrimis fleverunt et in albas populos mutatae sunt.
Fetonte, figlio di Apollo, entrò nel palazzo del padre, ornato da alte colonne, brillante di luce e oro, e con dolci parole persuase l’animo del padre: “Desidero, padre, guidare il carro del sole, se sei davvero mio padre, concedi a tuo figlio il carro per un solo giorno”. Così rispose Apollo: “Fetonte mio, le difficoltà del viaggio sono grandi, immani i pericoli, violenti i cavalli; tu sei piccolo e inesperto della via”. Ma le parole del padre non distolsero il ragazzo dal proposito, Fetonte infatti salì sul carro di nascosto, tirò le redini, percosse fortemente i cavalli. Allora i cavalli, disprezzando l’auriga a causa dell’età, deviarono dalla via e si avvicinarono troppo alla Terra. Accorse turbato Giove che con una saetta uccise il ragazzo. Perciò Fetonte cadde dal cielo sulla pianura presso la foce del Po. Qui le sorelle, quando videro il corpo inanimato dell’infelice fratello, piansero con il viso triste e abbondanti lacrime e furono tramutate in bianchi pioppi.