“Roma più forte delle avversità”

Populus Romanus in rebus adversis interdum vacillavit, numquam iniquitati fortunae succubuit, semper contra spem votaque hostium resurrexit.
Etrusco bello Porsenna rex ad Tiberis ripas castra posuit et urbem obsedit, sed Mucii Scaevolae fortitudine atque Cloeliae virginis virtute permotus est et obsidionem relfquit. Gallico bello, postquam hostes Romanorum copias apud Alliam flumen deleverant et urbem occupavérant, Furius Camillus novum exercitum contraxit et patriam liberavit. Tarentino bello Romani, Appii Claudii hortatu, pacem cum rege Pyrrho victori non fecerunt, sed bellum continuaverunt et regem ex Italia expulerunt. Bello Punico secundo postquam Hannibal, Carthaginiensium dux, apud Cannas atrocem cladem Romanis intulèrat, res publica civium fortitudine et sociorum fide servata est. Servili bello Spartacus eiusque comites, qui totam fere Italiam ferro ignique vastavèrant, dum in urbem magnam servorum turbam indicunt, in Lucania a Crasso, in Etruria a Pompeio oppressi sunt.

Talvolta il popolo romano vacillò nelle situazioni difficili, non fu mai vinto dalla avversità, si risollevò sempre contrariamente alla speranza e ai desideri dei nemici. Durante la guerra con gli Etruschi il re Porsenna pose l’accampamento sulle sponde del Tevere e occupò Roma, ma fu colpito dal coraggio di Muzio Scevola e dal valore della vergine Cloelia e lasciò l’assedio. Durante la guerra con i Galli, dopo che i nemici avevano sbaragliato le truppe dei Romani presso il fiume Allia e occupato Roma, Furio Camillo riunì un nuovo esercito e liberò la patria. Durante la guerra con i Tarentini i Romani, su esortazione di Appio Claudio, non fecero pace con il re Pirro vincitore, ma continuarono la guerra e cacciarono il re dall’Italia. Durante la seconda guerra Punica, dopo che Annibale, comandante dei Cartaginesi, aveva arrecato una pesante sconfitta ai Romani, lo Stato fu salvato con il coraggio dei cittadini e la fedeltà degli alleati. Durante la guerra con gli schiavi Spartaco e le sue truppe, che avevano devastato con le armi e il fuoco quasi tutta l’Italia, mentre causavano in città un grande tumulto degli schiavi, furono sconfitti in Lucania da Crasso, in Etruria da Pompeo.