Pro Sulla, XXVI

Ego, tantis a me beneficiis in re publica positis, si nullum aliud mihi praemium ab senatu populoque Romano nisi honestum otium postularem, quis non concederet? Quid? Si hoc non postulo, heac dominandi cupido exstimanda est? Res enim gestae mea num me nimisextulerunt vel superbos spiritus attulerunt? Quibus de rebus tam claris, tam immortalibus, hoc possum dicere, me qui ex summis periculis eripuerim urbem hanc et vitam omnium civium satis adeptum fore, si ex hoc tanto in omnis mortalis beneficio nullum in me periculum redundarit. Etenim in qua civitate res tantas gesserim memini, in qua urbe verser intellego. Plenum forum est eorum hominum quos ego a vestris cervicibus depulia meis non removi. Horum ego faces eripere de manibus et gladios extorquere potui, sicuti feci, voluntates vero consceleratas ac nefarias nec sanare potui nec tollere. Quare non sum nescius quanto periculo vivam in tanta multitudine improborum, cum mihi uni cum omnibus improbis aeternum videam bellum esse susceptum.

Se – dopo tanti benefici resi da me allo Stato – io per me avessi chiesto al senato ed al popolo di Roma nessun’altra ricompensa se non un onorevole otium, chi avrebbe osato non concedermelo? E allora? Il fatto che io non avanzi tale richiesta dev’essere ritenuto prova di un’eccessiva brama di potere? Forse che, allora, le mie imprese m’hanno insuperbito oltre il lecito? In realtà, a riguardo delle mie imprese, effettivamente meritorie d’immortale lustro, questo posso dire: mi riterrei già abbastanza ricompensato se (ora) non mi trovassi esposto ad alcun pericolo, per l’essermi prodigato così tanto in favore della comunità, ovvero per l’aver tratto in salvo questa città, e la vita di tutti i (suoi) cittadini, dalla rovina. In realtà, ben ricordo in che Stato io abbia compiuto cotante imprese, e ben mi rendo conto in che città io ora (nonostante ciò) mi trovi a vivere. Il foro pullula di quei (loschi) individui da cui vi ho personalmente liberati, senza che io stesso me ne sbarazzassi (del tutto). Ho agito secondo il possibile, disarmandoli, con la forza, delle (loro) fiaccole incendiare e delle (loro) spade; ma non sono certo riuscito a temprare, né tantomeno ad estirpare, i loro propositi scellerati ed omicidi. Per la qual cosa, mi rendo perfettamente conto in quanto grande pericolo io a tutt’oggi versi, in mezzo ad una tal folla di scellerati: anzi, mi sembra d’aver ingaggiato, io solo, un scontro personale e destinato a non finire mai contro tutti i malvagi (che si trovano in Roma).