“Come morì la madre di Dario”

Persae, comis suo more detonsis, in lugubri veste cum coniugibus ac liberis non ut victorem et hostem, sed ut gentis suae iustissimum regem vero desiderio Alexandrum lugebant. Adsueti sub rege vivere, non alium, qui imperaret ipsis, digniorem fuisse confitebantur. Nec muris urbis luctus continebatur, sed magnam partem Asiae tanti mali fama pervaserat. Ad Darei quoque matrem celeriter perlata est. Abscissa ergo veste, qua induta erat, lugubrem sumpsit laceratisque crinibus humi corpus abiecit. Illa suam, illa neptium vice flebat. Crederes modo amissum Dareum et pariter miserae duorum filiorum exequias esse ducendas! Ad ultimum dolori succubuit, obvolutoque capite, cibo pariter abstinuit et luce. Quinto, postquam mori statuerat, die exstincta est. Magnum documentum Alexandri indulgentiae in eam iustitiaeque in omnes captivos est mors huius, quae, cum sustinuisset post Dareum vivere, Alexandro esse superstes erubuit.

I Persiani, insieme con mogli e figli – recise le chiome secondo l’usanza patria e vestiti a lutto – piangevano Alessandro con sincera commozione, (e lo piangevano) non come dominatore e un nemico, bensì alla stregua di un re molto giusto del proprio popolo. Pur da sempre abituati a vivere sotto il regime monarchico, ammettevano che nessun altro loro reggitore fosse stato più degno (di tal ruolo che non lo stesso Alessandro). Né il lutto era circoscritto nelle mure cittadine, ma anzi la ferale notizia si era diffusa per gran parte dell’Asia. La notizia giunse in fretta anche alla madre di Dario, (la quale) stracciatasi la veste che indossava, vestì a lutto e, recisasi le chiome, cadde a terra (affranta). Ella piangeva la sorte propria e delle proprie nipoti. Si sarebbe creduto che (piangesse) piuttosto la morte di Dario e che, poveretta, dovesse allo stesso tempo presenziare alle esequie di due figli. Alla fine, s’arrese al dolore e, col capo velato, si risolse a morire di fame. Trascorsero cinque giorni, da quella risoluzione, che morì. La morte di costei – la quale, pur avendo continuato a vivere dopo (la morte di suo figlio) Dario, non trovò giusto sopravvivere (anche) ad Alessandro – è una grande testimonianza della benevolenza che Alessandro aveva usata nei confronti di lei e della magnanimità (che Alessandro stesso aveva usato) verso tutti i (propri) prigionieri.