“I due muli e i ladri”

Duo muli eodem itinere procedebant, ponderosi sarcinis gravati: alter eorum gerebat fiscos cum pecunia, alter saccos tumentes, ulto hordeo. Mulus onere dives celsa cervice procedebat, clarumque tintinnabulum collo iactabat; comes quieto et placido gradu pone veniebat. Subito latrones ex insidiis advolant interque caedem mulum pecuniam gerentem ferro sauciant, nummos diripiunt, neglegunt autem alterum, qui vile hordeum gerit. Postquam latrones discesserunt, mulus pecunia spoliatus et saucius casus suos misere flebat. Tum alter: “Equidem”, inquit, “valde laetus sum quia latrones me contempserunt: nam nihil arrisi, neque ullum vulnus accepi”. Hoc argumento hominum tenuitas tuta est; contra magnae opes Semper alicui periculo obnoxiae sunt.

Due muli percorrevano la stessa strada, gravati da pesanti some: uno di loro portava casse piene di denaro, l’altro sacchi gonfi di una gran quantità d’orzo. Il mulo dal carico ricco camminava a testa alta e agitava con il collo un sonaglio squillante; il suo compagno veniva dietro con passo calmo e tranquillo. All’improvviso dei ladroni saltano fuori da un appostamento e durante la rapina feriscono il mulo che portava il denaro con un’arma da taglio, rubano i soldi ma non si curano dell’altro, che porta l’orzo da poco prezzo. Dopo che i rapinatori si furono allontanati il mulo spogliato del denaro e ferito, piangeva miseramente le sue disgrazie. Allora l’altro disse: “Io invece sono molto lieto perché i ladroni mi hanno trascurato: infatti non ho perso nulla e non ho ricevuto nessuna ferita”. L’ammaestramento da trarre da questo fatto è che essere insignificanti è una sicurezza per gli uomini; al contrario le grandi ricchezze sono sempre pericolose per qualche insidia.