“Il cane e la pecora”

Canis calumniator resposcebat ab ove panem, quem dederat mutuum. contendebat autem ovis numquam se a cane panem accepisse; cum autem ante iudicem venissent, canis multos dixit se habere testes, et statim lupum introduxit, qui talia verba dixit: “Scio canem ovi panem commendavisse”. Deinde supervenit milvus: “Coram me – inquit – accepit”. Tertius accipiter dixit: “Cur, improba, hoc negas, te panem accepisse?”. Ovis, a falsis testibus victa, ante tempus lanas suas vendidit, ut, quod non acceperat, redderet. Sic calumniatores fictis criminibus innocentes opprimunt.

Un cane calunniatore reclamava il pane che aveva dato in prestito ad una pecora. D’altro canto la pecora sosteneva di non aver mai ricevuto pane dal cane; così, giunti di fronte ai guiudici, il cane disse di avere molti testimoni, e subito presentò il lupo, che disse quantro segue: “So che il cane aveva affidato alla pecora del pane. Poi giunse il nibbio che disse: “L’ha ricevuto in mia presenza”. Per terzo lo sparviero disse: “Perchè, o bugiarda, neghi ciò, di aver ricevuto il pane?”. La pecora, sovrastata da falsi testimoni, vendette la propria lana prima del tempo per restituire quel che non aveva ricevuto. Così i calunniatori opprimono gli innocenti con falsi crimini.

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