Anates Ponticas dicunt victitare venenis comedentis. Scriptum etiam est a Lenaeo, Cnei Pompei liberto, Mithridatem illum, Ponti regem, medinae et remediorum illius generis sollertem fuisse, solitumque esse anatum Ponticarum sanguinem miscere medicamentis, quae digerendis venenis valent. Arbitrabatur enim eum sanguinem potentissimum esse in ea confectione et ipse assidue talibus medelis utendo, a clandestinis epularum insidiis cavebat. Saepenumero etiam, ostentandi gratia, venenum rapidum et velox hausit, atque id sine noxa fuit. Quamobrem postea, cum, a populo Romano proelio victus, in ultima loca regni sui refugisset et venena violentissima, festinandae necis gratia, frustra espertus esset, suo se ipse gladio transegit. Huius regis antidotus celebratissima est, quae Mithridatea vocatur.
Dicono che le anatre del Ponto vivano di veleni, mangiandoli. Anche da Leneo, liberto di Gneo Pompeo, fu scritto che quel famoso Mitridate, re del Ponto, fosse stato esperto di medicina e di rimedi di quel genere, e che fosse solito mischiare alle medicine sangue di anatre del Ponto, che sono in grado di digerire i veleni. Credeva infatti che quel sangue fosse potentissimo in quella preparazione e lui stesso col servirsi assiduamente di tali metodi si guardava dalle insidie nascosti delle vivande. Spesso, per dimostrare, bevve anche del veleno rapido e veloce e ciò fu senza danno. Perciò in seguito, poiché, essendo stato vinto in battaglia dal popolo Romano, si era rifugiato nei luoghi più remoti del suo regno ed aveva provato, per affrettare la morte, invano dei veleni violentissimi, lui stesso si trafisse con la propria spada. L’antidoto di questo re, che si chiama mitridatico, è famosissimo.