De Bello Gallico, VIII, 1

Omni Gallia devicta Caesar cum a superiore aestate nullum bellandi tempus intermisisset militesque hibernorum quiete reficere a tantis laboribus vellet, complures eodem tempore civitates renovare belli consilia nuntiabantur coniurationesque facere. Cuius rei verisimilis causa adferebatur, quod Gallis omnibus cogrutum esset neque ulla multitudine in unum locum coacta resisti posse Romanis, nec, si diversa bella complures eodem tempore intulissent civitates, satis auxili aut spati aut copiarum habiturum exercitum populi Romani ad omnia persequenda; non esse autem alicui civitati sortem incommodi recusandam, si tali mora reliquae possent se vindicare in libertatem.

Piegata tutta la Gallia, Cesare, che dall\’estate precedente non aveva mai cessato di combattere, voleva concedere un po\’ di riposo ai soldati negli accampamenti invernali, dopo tante fatiche. Giungeva, però, notizia che diversi popoli contemporaneamente rinnovavano i piani di guerra e stringevano alleanze. Motivo di tali iniziative, verosimilmente, era che tutti i Galli ben sapevano che nessun esercito concentrato in un solo luogo poteva resistere ai Romani e che, se parecchie genti, nello stesso istante, li avessero attaccati su diversi fronti, l\’esercito del popolo romano non avrebbe avuto appoggi, tempo, truppe sufficienti per fronteggiare tutti. E nessun popolo doveva sottrarsi al destino d\’un rovescio, se, impegnando i Romani, avesse permesso agli altri di riacquistare la libertà.