De Bello Gallico, VIII, 30

Qua ex fuga cum constaret Drappetem Senonem, qui, ut primum defecerat Gallia, collectis undique perditis hominibus, servis ad libertatem vocatis, exulibus omnium civitatum adscitis, receptis latronibus impedimenta et commeatus Romanorum interceperat, non amplius hominum duobus milibus ex fuga collectis provinciam petere unaque consilium cum eo Lucterium Cadurcum cepisse, quem superiore commentario prima defectione Galliae facere in provinciam voluisse impetum cognitum est, Caninius legatus cum legionibus duabus ad eos persequendos contendit, ne detrimento aut timore provinciae magna infamia perditorum hominum latrociniis caperetur.

Si viene a sapere che, dopo la fuga, il senone Drappete aveva raccolto non più di duemila fuggiaschi e puntava contro la provincia (costui, all’inizio dell’insurrezione in Gallia, aveva raccattato dovunque dei furfanti, spinto gli schiavi alla libertà, chiamato a sé gli esuli di tutte le genti, riuscendo poi, con razzie improvvise, a intercettare le salmerie e i rifornimenti dei Romani). Con lui aveva preso l’iniziativa il cadurco Lucterio, che all’inizio della defezione della Gallia aveva deciso di attaccare la provincia, come sappiamo dal precedente commentario. Il legato Caninio, alla testa di due legioni, parte al loro inseguimento, per evitare che, per via dei danni o dei timori nutriti dalla provincia, su di noi ricadesse grave onta per le scorrerie di un gruppo di criminali.