De Bello Gallico, VIII, 33

Quo cum confestim Gaius Caninius venisset animadverteretque omnes oppidi partes praeruptissimis saxis esse munitas, quo defendente nullo tamen armatis ascendere esset difficile, magna autem impedimenta oppidanorum videret, quae si clandestina fuga subtrahere conarentur, effugere non modo equitatum, sed ne legiones quidem possent, tripertito cohortibus divisis trina excelsissimo loco castra fecit; a quibus paulatim, quantum copiae patiebantur, vallum in oppidi circuitum ducere instituit.

C. Caninio giunge lì in tutta fretta e si accorge che la città, su tutti i lati, era difesa da rocce a picco, di modo che, pur in assenza di difensori, la scalata risultava comunque difficile per degli armati. D’altro canto, vede la quantità di salmerie degli assediati: se i barbari avessero cercato di portarle via di nascosto, non avrebbero potuto sfuggire non dico alla cavalleria, ma neppure alle legioni. Allora divide in tre gruppi le coorti e pone tre distinti campi in un luogo molto elevato. Da qui, a poco a poco, per quanto permetteva il numero delle sue truppe, cominciò a circondare la città con un vallo.