De Ira, I, 21

Nihil ergo in ira, ne cum videtur quidem vehemens et deos hominesque despiciens, magnum, nihil nobile est. Aut si videtur alicui magnum animum ira producere, videaturet luxuria: ebore sustineri vult, purpura vestiri, auro tegi, terras transferre, maria concludere, flumina praecipitare, nemora suspendere; videaturet avaritia magni animi: acervis auri argentique incubat et provinciarum nominibus agros colit et sub singulis vilicis latiores habet fines quam quos consules sortiebantur; videatur et libido magni animi: transnat freta, puerorum greges castrat, sub gladium mariti venit morte contempta; videatur et ambitio magni animi: non est contenta honoribus annuis; si fieri potest, uno nomine occupare fastus vult, per omnem orbem titulos disponere. Omnia ista, non refert in quantum procedant extendantque se, angusta sunt, misera depressa; sola sublimis et excelsa virtus est, nec quicquam magnum est nisi quod simul placidum.

Nulla di grande, dunque, nulla di nobile ha l’ira, nemmeno quando disprezza boriosamente gli uomini e gli dèi. E se sembra che possa indurre qualcuno alla magnanimità si dovrebbe pensare la stessa cosa del lusso, visto che anch’esso ama la magnificenza: si stende infatti sull’avorio, si veste di porpora, si copre d’oro, muove grandi distese di terre, imprigiona i mari, devia il corso dei fiumi, s’inventa ingegnose cascate e boschi sospesi per aria. Idem dell’avarizia: se ne sta sdraiata su mucchi d’oro e d’argento, coltiva campi così vasti che prendono i nomi di province e dà da amministrare terreni più estesi di quelli toccati in sorte ai consoli. E a questo punto si dovrebbe pensare che anche l’amore sfrenato possa indurre alla magnanimità, quando vediamo alcuni attraversare a nuoto gli stretti, castrare intere schiere di fanciulli, finire sotto la spada di un marito ridendosene della morte. Lo stesso dovrebbe dirsi dell’ambizione: questa, infatti, non si accontenta di rivestire una carica all’anno, ma se potesse vorrebbe occupare tutti i giorni del calendario con un solo nome e inciderlo su apposite lapidi da piazzare in ogni angolo della terra. Tutte codeste passioni possono crescere quanto vogliono ed abbracciare il mondo, ma sono e resteranno sempre anguste, basse e meschine: solo la virtù vola in alto, sino a toccare il cielo, né c’è alcunché di grande se non è anche mite e sereno.