Quare deus optimum quemque aut mala valetudine aut luctu aut aliis incommodis afficit? Quia in castris quoque omnia periculosa fortissimis imperantur: dux milites lectissimos mittit qui nocturnis insidiis hostes adgrediantur aut explorent iter aut praesilio potiantur. Di sequuntur in bonis viris eandem rationem, quam in discipulis suis praeceptores, qui plus laboris ab iis exgunt in quibus certior spes est. Numquid tu credis invisos esse lacedaemoniis liberos suos, quorum experiuntur indolem publice verberibus caedentes? Ipsi patres illos adhortantur ut ictus flagellorum fortiter perferant. Fortuna igitur nos verberat et lacerat? Patiamur. Non est saevitia, sed certamen: deus enim dure animos magnos temptat, ut fortiores sint.”
Perchè Dio affligge i migliori o con la cattiva salute o con il dolore o con le disgrazie? Perché anche all’interno dell’accampamento le azioni pericolose sono affidate ai più valorosi: il comandante invia i soldati più abili ad assalire i nemici in imboscate notturne o ad esplorare la strada o a scalzare da un luogo un presidio. Gli dei seguono lo stesso metodo nei confronti degli uomini buoni che seguono gli insegnanti con i loro alunni, da loro esigono molto più lavoro, in loro la speranza è più certa. Che forse tu credi che i loro figli fossero malvisti dagli Spartani, figli dei quali mettono alla prova il carattere colpendoli pubblicamente con frustate? La fortuna dunque ci frusta e ci lacera? Sopportiamo. Non è crudeltà, ma una gara: infatti il Dio mette alla prova duramente i grandi animi affinchè siano più forti.
Sono strenuamente messa alla prova e mi sembra di non farcela più.
Ma sara’ vero cio’ che Seneca dice o la vita è solo ingiusta e Dio non esiste o se esiste non si occupa di noi?