Sed ut ad alium consentaneum huic ingrati animi actum transgrediar, M. Cicero C. Popilium Laenatem Picenae regionis rogatu M. Caeli non minore cura quam eloquentia defendit eumque causa admodum dubia fluctuantem saluum ad penates suos remisit. hic Popilius postea nec re nec uerbo a Cicerone laesus ultro M. Antonium rogauit ut ad illum proscriptum persequendum et iugulandum mitteretur, impetratisque detestabilis ministerii partibus gaudio exultans Caietam cucurrit et uirum, mitto quod amplissimae dignitatis, certe ~ salubritate studio praestantis officii priuatim sibi uenerandum, iugulum praebere iussit ac protinus caput Romanae eloquentiae et pacis clarissimam dexteram per summum et securum otium amputauit eaque sarcina tamquam opimis spoliis alacer in urbem reuersus est: neque enim scelestum portanti onus succurrit illud se caput ferre, quod pro capite eius quondam perorauerat. inualidae ad hoc monstrum suggillandum litterae, quoniam qui talem Ciceronis casum satis digne deplorare possit, alius Cicero non extat.
Marco Cicerone, su richiesta di Marco Celio, difese Popilio Lenate, della regione del Piceno, con non minore sollecitudine che eloquenza, e benché vacillante per una causa assai dubbia, lo rimandò salvo ai suoi Penati. Questo Popilio in seguito, pur non offeso né nei fatti né nelle parole da Cicerone, chiese senza motivo a Marco Antonio di essere mandato ad inseguire e uccidere quello che era stato proscritto: e l’incarico del detestabile ufficio, esultando con gioia accorse a Gaeta e ordinò all’uomo, non dico con che dignità, che avrebbe dovuto venerare in privato, di offrire la gola, e immediatamente tagliò la testa dell’eloquenza e pace romana e la famosissima mano destra con somma e serena tranquillità, e con quel fardello, come con un ricco bottino, ritornò rapidamente in città. E infatti, portando il macabro fardello, non gli occorse che stava portando quella testa che un giorno aveva parlato in suo favore. Insufficiente scritto per criticare questa atrocità, giacché non vi è un altro Cicerone che possa deplorare abbastanza degnamente tale disgrazia di Cicerone.