“Alessandro e la nobile prigioniera”

Alexander, Dareo proelio superato, assiduis conviviis dies noctesque consumebat. Olim inter epulas captivas Persas suo ritu carmen canere iussit. Inter quas unam rex ipse conspexit maestiorem quam ceteras et producentibus eam verecunde reluctantem. Excellens erat forma et formam pudor honestabat: deiectis in terram oculis et ore velato suspicionem praebuit regi eam nobilissimo genere natam esse. Ergo interrogata quaenam esset, respondit se genitam esse filio Ochi, qui ante Dareum regnaverat apud Persas, et uxorem Hystaspis esse. Hic e propinquis Darei fuerat et ipse magni exercitus dux. Tunc Alexander, et fortunam mulieris, regia stirpe genitae, et tam celebre nomen Ochi reveritus, non dimitti modo captivam, sed etiam restitui ei suas opes iussit, virum quoque requiri, ut ei reperto uxorem redderet.

Alessandro, superato in battaglia Dario, consumava giorni e notti in continui conviti. Un giorno durante il banchetto ordinò alle prigioniere persiane di cantare un canto secondo il loro rito. Tra di loro il re stesso vide una sola più infelice delle altre e riluttante per vergogna davanti a coloro che la portavano avanti. Era eccellente di bellezza e il pudore rendeva onorevole la bellezza: gli occhi fissi a terra e il viso velato, fece sospettare il re che fosse nata da una famiglia assai nobile. Dunque interrogata chi fosse, rispose che era stata generata dal figlio di Oco, che prima di Dario aveva regnato presso i persiani e che era moglie di Istaspe. Egli era stato uno dei parenti di Dario e lui stesso comandante di un grande esercito. Allora Alessandro, avendo avuto riguardo della condizione della donna, nata da stirpe regale, e del nome tanto celebre di Oco, non solo ordinò che la prigioniera fosse rilasciata, ma anche che le fossero restituite le sue ricchezze, che fosse trovato il marito anche, affinché a lui ritrovato rendesse la moglie.