“E’ bene leggere pochi libri, ma buoni”

Seneca hortabatur Lucilium suum ut libros, non multos sed utiles, apud se haberet. Eadem fuit Aristippi, philosophi eminentissimi, sententia. Olim enim apud eum homo vanus et stultus gloriabatur se plurimos libros lectitavisse. Quare se doctissimum esse arbitrabatur et doctrinam suam iactaner celebrebat. Eius iactantiam Aristippus aegre passus, eum percontatus est: “Meliusne arbitraris copisum deterioremque cibum sumere an modicum sed meliorem? Num validiores esse exstimas eos qui multos cibos edunt quam eos qui salubrioribus vescuntur? Ego quidem arbitror nimium cibum hominii semper nocere. Ita docti existimari debent non illi qui multos, sed qui optimos libros legunt. Non multa enim, sed bona, a viro sapienti expetuntur. Praeterea qui vere sapiens est, etiam modestus est neque arbitrantur se omnia scire”.

Seneca esortava il suo Lucilio affinché avesse con sé dei libri, non molti ma utili. Uguale fu il pensiero di Aristippo, eminentissimo filosofo. Una volta infatti presso di lui un uomo vano e stolto si glorificava per aver letto moltissimi libri. Per questo motivo credeva di essere molto sapiente ed esaltava spudoratamente la sua dottrina. Aristippo, tollerando a stento la sua arroganza, gli chiese: “E’ forse meglio assumere cibo abbondante e meno buono o modico ma migliore? Forse giudichi che siano migliori quelli che mangiano molto cibo rispetto a quelli che mangiano cibi più salutari? Io per conto mio reputo che troppo cibo danneggi sempre l’uomo. Così devono essere considerati sapienti non quelli che leggono molti libri, ma quelli che leggono i migliori. Infatti dall’uomo sapiente sono cercate non molte cose, ma buone. Inoltre chi è veramente saggio, è anche modesto e non crede di sapere tutto”.