“Il ratto delle Sabine” (2)

Iam res publica romana tam valida erat, ut finitimis populis numero civium par esset. Sed civitas feminis carebat. Itaque Romulus ad gentes vicina legatos misit, qui ab iis peterent ut Romanis filias uxores darent. Sed cum Romanorum legati nusquam benigne accepti essent, rex dolo mulieribus potitus est. Ludos enim sollemnes maximo apparatu fecit et in urbem proximas civitates invitavit. Cupiditate spectaculorum flagrantes, omnes homines cum uxoribus ac liberis Romam convenerunt; in quibus erant etiam Sabini. Cum universi ludos spectarent, repente regis iussu omnes Romani Sabinorum virgines, quas quisque arripuerat, domos suas vi traxerunt. Parentes filiabus suis orbati magno cum clamore profugerunt et a propinquis quxilium petiverunt, ut violati hospitii iniuriam ulciscerentur. Sic bellum magnum coortum est, sed Romani brevi tempore Sabinos eorumque socios devicerunt.

La repubblica romana era già tanto potente, essendo pari ai popoli limitrofi per numero di cittadini. Ma la città era carente di donne. Perciò Romolo mandò dalle genti confinanti ambasciatori, che chiedessero loro di dare le figlie in mogli ai Romani. Ma, dopo che gli ambasciatori dei Romani non furono per nulla bene accolti, il re con l’inganno s’impadronì delle donne. Egli infatti allestì con grande apparato spettacoli solenni e invitò a Roma le città vicine. Conquistati dal desiderio degli spettacoli, tutti gli uomini convennero a Roma con mogli e figli; tra loro c’erano anche i Sabini. Mentre tutti assistevano ai giochi, improvvisamente per ordine del re tutti i Romani trascinarono con forza verso le proprie case le vergini dei Sabini, che ognuno di loro aveva afferrato. I genitori, privati delle loro figlie, con gran clamore fuggirono e chiesero l’aiuto degli abitanti vicini, affinchè si vendicassero dell’offesa arrecata dall’oltraggiosa ospitalità. Così scoppiò una grande guerra, ma i Romani in breve tempo vinsero definitivamente i Sabini e i loro alleati.