“Enea e il re Latino”

In Latio rex Latinus in longa pace arva opÄ«ma et urbes placidas regebat. Troiani, qui nihil praeter arma et naves habebant, ex agris omnia, quae ad victum necessaria erant, sumpsÄ“runt. Rex Latinus aboriginesque, agrorum incolae, armati concurrÄ“runt ut cum advÄ›nis pugnarent. Iam exercitus proelium commissuri erant, cum Latinus ducem advenarum ad colloquium evocavit. Nam regi oraculum dei Fauni praedixÄ›rat magnum virum, virtute et pietate insignem, in Latium perventurum esse, novam et invictam stirpem procreaturum. In colloquio cum Latino Aeneas dixit: “Nos Troiani sumus, ego Aeneas (sum), filius Anchisae et deae Veneris. Hostes non sumus, neque agros vestros vastaturi neque oppia vestra oppugnaturi venÄ­mus, sed ut novam urbem, deorum iussu, conderemus”. Deinde regi narravit Torianos e patria a Graecis capta deletaque fugisse et post longos errores ab insula Sicilia ad Italiam navigavisse et ad ostium Tiberis appulisse. Latinus, ut amicitiam cum Troianis iungÄ›ret, Aeneae filiam Laviniam, quam Turno, Rutulorum regis, primo despondÄ›rat, in matrimonium dedit. Turnus, tanta iniuria accepta iratus, bellum suscÄ“pit, sed postremo cum Aenea in singulari certamine strenue pugnans cecÄ­dit.

Nel lazio il re Latino reggeva in lunga pace i fertili campi e le tranquille città. I Troiani, che non avevano nulla eccetto che le armi e le navi, presero dai campi tutte le cose che erano necessarie per il vitto. Il re latino e gli aborigeni, abitanti dei campi, accorsero armati per lottare con gli avversari. Già l’esercito stava per intraprendere il combattimento, quando Latino chiamò a colloquio il comandante degli stranieri. Infatti l’oracolo del dio Fauno aveva predetto al re che un grande uomo, illustre per virtù e pietà, sarebbe giunto nel Lazio e avrebbe generato una nuova e invinta stirpe. Durante il colloquio con Latino Enea disse: “Noi siamo troiani, io sono Enea, figlio di Anchise e della dea Venere. Non siamo nemici e non siamo venuti per devastare i vostri campi e nè per devastare la vostra città, ma per fondare una nuova città per ordine degli dei”. Infine narrò al re che i Troiani erano fuggiti dalla patria presa e distrutta dai Greci e che dopo un lungo errare aveva navigato dalla Sicilia all’Italia e che erano approdati al Tevere. Latino, per unirsi in amicizia con i Troiani, diede in matromio a Enea la figlia Lavinia, che già era stata promessa a Turno, re dei Rutuli. Turno, irato dall’offesa ricevuta, proclamò guerra ma alla fine cadde combattendo strenuamente nel duello con Enea.