“Tarpea”

Sabini bellum adversum Romanos susceperant ut iniuriam raptarum virginum armis vindicarent. Cum hostes iam urbem oppugnarent, Romani in Capitolium confugerunt. Capitolii arcis curtos Spurius Tarpeius erat, cuius filiam, Tarpeiam nomine, Titus Tatius, Sabinorum rex, auro corrupit ut milites armatos in arcem acciperet. Ea enum forte de Capitolio descenderat, ut aquam sacrificiis necessariam e fonte remota hauriret. Tum Tatius, cum virginem conspicatus esset, eam clam secutus est et, ut viam ad Capitolium cognosceret arceque facilius potiretur, magnis pollicitationibus illexit: “Quidquid cupis, puella, tibi libentissime concedam , si me meosque milites in Capitolium perduxeris”. Tarpeia ut proditionis pretium petivit quod Sabini in manibus sinistris gerebant: arbitrabatur enim se pretiosis armillis atque anulis gemmatis ab eis donari. Itaque, falsa spe inducta, portam aperuit ut hostes in arcem ingrederentur. Sed confestim proditionis suae maximas poenas pependit: nam, Sabinorum scutis obruta, suffocatione vulneribusque mortua est. Hostes enim non solum monilia sed etiam scuta in manibus sinistris gerebant. Quicumque turpe facinus commisit, invisus hostibus ipsis est.

I Sabini avevano mosso guerra contro i Romani per vendicare con le armi l’offesa del ratto delle vergini. Avendo i nemici assediato la città, i Romani si rifugiarono nel Campidoglio. Spurio Tarpeo era custode della rocca del Campidoglio, la cui figlia, di nome Tarpea, Tito Tazio, re dei Sabini, aveva corrotto con l’oro affinchè accogliesse i soldati armati nella rocca. Quella allontanandosi dal Campidoglio, perchè portasse l’acqua necessaria dalla fonte (remota) ai sacrifici. Allora Tazio, avendo visto la vergine, la seguì di nascosto, per conoscere la via al Campidoglio e entrare facilmente nella rocca, la illuse con grandi preghiere: “Qualsiasi cosa desideri, o fanciulla, te la concederò volentieri, se condurrai me e i mei soldati nel Campidoglio”. Tarpea chiese come prezzo del tradimento ciò che i Sabini avevano nella mano sinistra: pensava infatti che quelli gli avrebbero donato braccialetti preziosi e anelli gemmati. E così indotta da falsa speranza aprì la porta per far entrare i nemici nella rocca. Ma subito pagò grandissime pene del suo tradimento: infatti coperta dagli scudi dei Sabini, morì di soffocamento e per le ferite. I nemici infatti non portavano solo gioielli ma anche scudi nelle mani sinistre. Chiunque commetta una turpe azione, è inviso agli stessi nemici.