69 – Noli admirari, quare tibi femina nulla, Rufe, velit tenerum supposuisse femur, non si illam rarae labefactes munere vestis aut perluciduli deliciis lapidis. laedit te quaedam mala fabula, qua tibi fertur valle sub alarum trux habitare caper. hunc metuunt omnes, neque mirum: nam mala valde est bestia, nec quicum bella puella cubet. quare aut crudelem nasorum interfice pestem, aut admirari desine cur fugiunt.
70 – Nulli se dicit mulier mea nubere malle quam mihi, non si se Iuppiter ipse petat. dicit: sed mulier cupido quod dicit amanti, in vento et rapida scribere oportet aqua.
71 – Si cui iure bono sacer alarum obstitit hircus, aut si quem merito tarda podagra secat. aemulus iste tuus, qui vestrum exercet amorem, mirifice est a te nactus utrumque malum. nam quotiens futuit, totiens ulciscitur ambos: illam affligit odore, ipse perit podagra.
69 – Non meravigliarti, perché nessuna femmina, Rufo, voglia metterti sotto la tenera coscia, neanche se tu la fai crollare con il dono d’una rara veste o con la delizia d’una pietra scintillantuccia. Ti rovina una brutta diceria, con cui si dice che sotto la valle delle ascelle abita un truce caprone. Lo temono tutte, non (è) strano: è una gran brutta bestia, con cui una ragazza carina non giacerebbe. Perciò o fai fuori la cruele pestilenza dei nasi, o smettila di meravigliarti perche fuggono.
70 – Con nessuno la mia donna dice di volersi sposare che con me, neanche se lo stesso Giove lo chiedesse. Dice: ma la donna quel che dice al bramoso amante, occorre scriverlo nel vento e nella acqua corrente.
71 – Se ad uno a buon diritto si piantò un maledetto caprone nelle ascelle, o se la lenta podagra mutila uno; (E’) questo tuo rivale, che pratica il vostro amore, magnificamente ha ottenuto da te entrambi i mali. Tutte le volte che scopa, altrettante vendica entrambi: affligge lei con l’odore, lui muore di podagra.