73 – Desine de quoquam quicquam bene velle mereri aut aliquem fieri posse putare pium. omnia sunt ingrata, nihil fecisse benigne immo etiam taedet obestque magis; ut mihi, quem nemo gravius nec acerbius urget, quam modo qui me unum atque unicum amicum habuit.
74 – Gellius audierat patruum obiurgare solere, si quis delicias diceret aut faceret. hoc ne ipsi accideret, patrui perdepsuit ipsam uxorem, et patruum reddidit Arpocratem. quod voluit fecit: nam, quamvis irrumet ipsum nunc patruum, verbum non faciet patruus.
73 – Smetti di voler ben meritare qualcosa da qualcuno o pensare che uno possa diventare pio. Tutto è ingratitudine; nulla è l’aver agito bene, anzi addirittura infastidisce e nuoce di più; come a me, che nessuno preme più pesantemente e amaramente, quanto adesso chi non mi ebbe come solo ed unico amico.
74 – Gellio aveva sentito dire che lo zio era solito sgridare, se uno diceva o faceva cose piacevoli. Perché non gli capitasse, impastò bene la stessa moglie dello zio, e rese lo zio come Arpocrate. Quello che volle, fece: anche se adesso irrumasse lo stesso zio, non farebbe una parola lo zio.