De Natura Deorum, I, 60 – 61 – 62

60 – Nec ego nunc ipse aliquid adferam melius. Ut enim modo dixi, omnibus fere in rebus, sed maxime in physicis, quid non sit, citius, quam quid sit, dixerim. Roges me, quid aut quale sit deus: auctore utar Simonide, de quo cum quaesivisset hoc idem tyrannus Hiero, deliberandi sibi unum diem postulavit; cum idem ex eo postridie quaereret, biduum petivit; cum saepius duplicaret numerum dierum admiransque Hiero requireret, cur ita faceret, “Quia, quanto diutius considero,” inquit “tanto mihi spes videtur obscurior”. Sed Simoniden arbitror (non enim poeta solum suavis, verum etiam ceteroqui doctus sapiensque traditur), quia multa venirent in mentem acuta atque subtilia, dubitantem, quid eorum esset verissimum, desperasse omnem veritatem.
61 – Epicurus vero tuus (nam cum illo malo disserere quam tecum) quid dicit, quod non modo philosophia dignum esset, sed mediocri prudentia? Quaeritur primum in ea quaestione, quae est de natura deorum, sintne dei necne sint. “Difficile est negare.” Credo, si in contione quaeratur, sed in huius modi sermone et in consessu [familiari] facillimum. Itaque ego ipse pontifex, qui caerimonias religionesque publicas sanctissime tuendas arbitror, is hoc, quod primum est, esse deos persuaderi mihi non opinione solum, sed etiam ad veritatem plane velim. Multa enim occurrunt, quae conturbent, ut interdum nulli esse videantur.
62 – Sed vide, quam tecum agam liberaliter: quae communia sunt vobis cum ceteris philosophis non attingam, ut hoc ipsum; placet enim omnibus fere mihique ipsi in primis deos esse. Itaque non pugno; rationem tamen eam, quae a te adfertur, non satis firmam puto. Quod enim omnium gentium generumque hominibus ita videretur, id satis magnum argumentum esse dixisti, cur esse deos confiteremur. Quod cum leve per se, tum etiam falsum est. Primum enim unde tibi notae sunt opiniones nationum? Equidem arbitror multas esse gentes sic inmanitate efferatas, ut apud eas nulla suspicio deorum sit.

60 – Non che io abbia in questo momento da proporre qualcosa di meglio. Come ho già detto in ogni questione, e soprattutto nel campo della filosofia naturale, mi riesce più facile demolire che costruire un sistema. . Qualora tu, comunque, volessi sapere da me in che cosa propriamente consista e quale sia la natura della divinità, potrei rifarmi all’autorità di Simonide. Di lui si narra che, avendogli il tiranno lerone rivolta questa stessa domanda, chiedesse un giorno per riflettere. Ma il giorno successivo, di fronte alla stessa richiesta, ne chiese due; ed in seguito, perché continuava a chiedere proroghe sempre più ampie, meravigliato lerone volle conoscere la ragione di un simile comportamento. Al che Simonide: ” quanto più a lungo ci rifletto sopra ” – rispose – ” tanto più la questione mì si fa oscura “. Probabilmente Simonide – che, come tutti sanno, non fu solo un delicato poeta, ma anche un uomo di profonda e varia cultura – finì col dubitare di ogni verità proprio perché svariate ed acute soluzioni si succedevano nel suo spirito senza che riuscisse a stabilire quale fosse la più vera.
61 – Ma il tuo Epicuro (con lui preferisco discutere piuttosto che con te) quale affermazione ha fatto che avesse non dico dignità filosofica ma almeno un minimo di comune buonsenso? Nella nostra questione relativa agli dèi il primo interrogativo che si presenta è quello relativo alla loro esistenza. ” E’ difficile negarla ” mi dirai, ed io te ne do atto, a patto però che questa domanda sia rivolta in una pubblica assemblea. In una conversazione privata come questa e fra persone come noi non c’è invece nulla di più facile. lo stesso che rivesto la carica di pontefice e ritengo che le cerimonie e le pratiche religiose in uso Presso il popolo vadano osservate col massimo scrupolo, vorrei tanto potermi convincere di questa prima verità, che cioè gli dèi esistono, non soltanto con la fede ma anche con prove razionali. Purtroppo accadono molti fenomeni sconcertanti che sembrano escluderne l’esistenza.
62 – Con te voglio però essere longanime: lascerò da parte tutte le convinzioni che voi avete in comune con le altre scuole, come quella testé esaminata. Siamo tutti d’accordo, ed io per primo, che gli dèi esistono e perciò non faccio obiezioni. Quella che non mi convince è la spiegazione da te addotta al riguardo. Tu hai detto che il consenso di tutti i popoli e di tutte le nazioni è un valido argomento per indurci ad ammettere l’esistenza degli dèi. Orbene, questa affermazione è ad un tempo superficiale e falsa. In primo luogo che sai tu di ciò che pensano gli altri popoli? Per quanto mi concerne ritengo che esistano popoli talmente immersi nella barbarie da non sospettare minimamente l’esistenza degli dèi.