Institutio oratoria, XI, 2, 11-12-13

11 – Artem autem memoriae primus ostendisse dicitur Simonides, cuius vulgata fabula est: cum pugili coronato carmen, quale componi victoribus solet, mercede pacta scripsisset, abnegatam ei pecuniae partem quod more poetis frequentissimo degressus in laudes Castoris ac Pollucis exierat: quapropter partem ab iis petere quorum facta celebrasset iubebatur.
12 – Et persolverunt, ut traditum est: nam cum esset grande convivium in honorem eiusdem victoriae atque adhibitus ei cenae Simonides, nuntio est excitus, quod eum duo iuvenes equis advecti desiderare maiorem in modum dicebantur. Et illos quidem non invenit, fuisse tamen gratos erga se deos exitu comperit.
13 – Nam vix eo ultra limen egresso triclinium illud supra convivas corruit, atque ita confudit ut non ora modo oppressorum sed membra etiam omnia requirentes ad sepulturam propinqui nulla nota possent discernere. tum Simonides dicitur memor ordinis quo quisque discubuerat corpora suis reddidisse.

11 – Si dice poi che il primo ad aver scoperto l’arte della memoria sia stato Simonide. La sua storia è nota a tutti: egli, dopo aver pattuito una ricompensa, aveva scritto, in onore di un pugile vittorioso, un epinicio del tipo di quelli che vengono di solito composti in onore dei vincitori; era successo però che una parte di denaro gli era stata negata con il pretesto che aveva fatto una digressione – si tratta di un’usanza molto frequente nei poeti – per tessere le lodi di Castore e Polluce; per questo motivo, gli era stato ordinato di chiedere la parte mancante di denaro a coloro di cui aveva celebrato le gesta.
12 – E gli dèi lo pagarono, secondo quello che si racconta: mentre infatti si teneva, in onore di quella stessa vittoria, un grande banchetto al quale anche Simonide era stato invitato, al poeta fu riferito che due giovani a cavallo avevano bisogno di vederlo immediatamente. E Simonide, a dir la verità, fuori dal palazzo non trovò nessun giovane, ma capì dall’esito della vicenda che gli dèi gli erano stati riconoscenti.
13 – Era infatti appena uscito oltre la soglia della casa quando il tetto della sala da pranzo crollò sopra i convitati, creando un tale disastro che i parenti, venuti a cercare i corpi per dare loro sepoltura, non furono in grado di riconoscere da nessun particolare non solo i volti dei caduti, ma nemmeno le loro membra. Si dice allora che Simonide, che si ricordava l’ordine dei commensali a tavola, abbia restituito i cadaveri ai loro parenti.