Magnus fons aquae sub ipsius oppidi muro prorumpebat. Itaque a nostris extruitur agger, in quo alta turris collocatur, non quidem quae menibus adaequet sed quae fontis fastigium superet. Ex qua cum tela tormentis iacerenturad fontis aditum, oppidani a fonte removebantur: qua re non solum homines, sed pecora atqu iumenta siti consumebantur. Quo malo perterriti, oppidani cupas sevo, pice, scandulis complebant; eas ardentes in opera provolvebant eodemque tempore acerrime pugnabant, ne Romani incendium restringuere possent. Magna repente in ipsis operibus flamma exstitit. Quaecumque enim per locum praecipitem missa erant, ea, vineis et aggere suppressa, incendebant id ipsium quod morabatur. Milites nostri, qui periculoso genere proelii premebantur, tamen omnia fortissimo sustinebant animo; quisquis in operibus erat, telis hostium flammaeque se praebebat.
Una grande fonte sgorgava dal muro della stessa città. E così dai nostri venne costruita una diga, nella quale venne collocata un’alta torre, che doveva non tanto raggiungere l’altezza delle mura ma superare l’altezza della fonte. Dalla torre le macchine da lancio scagliavano dardi verso l’accesso alla fonte e gli abitanti non potevano rifornirsi senza pericolo così non solo il bestiame e i giumenti soffrivano la sete, ma anche la grande massa dei nemici. Atterriti da questo male, gli abitanti riempivano barili di sego, pece, assicelle, gli davano fuoco e li facevano rotolare e nello stesso tempo combattevano strenuamente, perchè i Romani non potessero estinguere l’incendio. All’improvviso nelle stesse opere scoppiò una grande fiamma. Tutte erano mandate in un luogo in discesa, quelle, ostacolate dalle vigne e dal campo, incendiavano ciò stesso che tratteneva. I nostri soldati, che erano premuti dal pericoloso tipo di combattimento, tuttavia sostenevano ogni cosa con grande animo, chiunque era in opera, si offriva ai dardi dei nemici e alle fiamme.
Mi dispiace dirlo, ma questa traduzione è sbagliatissima, non copiatela! Non prendereste nemmeno 6.