Hostes in insidus dispositi, cum sibi delegissent campum ad rem gerendam non amplius patentem in omnes partes passibus mille, silvis undique aut impeditissimo flumine munitum, velut indagine hunc insidiis circumdederunt. Explorato hostium consilio nostri ad proeliandum animo atque armis parati, cum subsequentibus legionibus nullam dimicationem recusarent, turmatim in eum locum devenerunt. Quorum adventu cum sibi Correus oblatam occasionem rei gerendae existimaret, primum cum paucis se ostendit atque in proximas turmas impetum fecit. Nostri constanter incursum sustinent insidiatorum neque plures in unum locum conveniunt; quod plerumque equestribus proeliis cum propter aliquem timorem accidit, tum multitudine ipsorum detrimentum accipitur.
I nemici, in agguato, dopo aver scelto una pianura non più ampia di un miglio in tutte le direzioni, circondata su ogni lato da selve o da un fiume inguadabile, si erano disposti tutt’attorno, per accalappiare la preda. I nostri, al corrente delle intenzioni nemiche, erano pronti alla lotta sia con le armi, sia nell’animo, e visto l’arrivo imminente delle legioni, non avrebbero rinunciato a nessun tipo di scontro: sul luogo dell’imboscata giunsero squadrone per squadrone. Al loro arrivo, Correo pensò che gli si offrisse l’occasione di agire: cominciò a mostrarsi con pochi uomini e attaccò i primi squadroni. I nostri resistono saldamente all’assalto, non si ammassano in un sol luogo, cosa che, quando si verifica negli scontri di cavalleria per un senso di paura, determina un grave danno proprio per il numero dei soldati.