De Bello Gallico, VIII, 26

Interim Gaius Caninius legatus, cum magnam multitudinem convenisse hostium in fines Pictonum litteris nuntiisque Durati cognosceret, qui perpetuo in amicitia manserat Romanorum, cum pars quaedam civitatis eius defecisset, ad oppidum Lemonum contendit. Quo cum adventaret atque ex captivis certius cognosceret multis hominum milibus a Dumnaco, duce Andium, Duratium clausum Lemoni oppugnari neque infirmas legiones hostibus committere auderet, castra posuit loco munito. Dumnacus, cum appropinquare Caninium cognosset, copiis omnibus ad legiones conversis castra Romanorum oppugnare instituit. Cum complures dies in oppugnatione consumpsisset et magno suorum detrimento nullam partem munitionum convellere potuisset, rursus ad obsidendum Lemonum redit.

Nel frattempo, grazie a una lettera e ai messi inviati da Durazio – rimasto sempre fedele all’alleanza con i Romani, mentre una parte del suo popolo aveva defezionato – il legato C. Caninio, avvertito che un gran numero di nemici si era raccolto nelle terre dei Pictoni, si dirige alla città di Lemono. Era sul punto di raggiungerla, quando riceve dai prigionieri informazioni più dettagliate: alla testa di molte migliaia di uomini Dumnaco, capo degli Andi, aveva stretto d’assedio Durazio in Lemono. Così, non osando arrischiare in uno scontro coi nemici le sue legioni, troppo deboli, stabilì il campo in una zona ben munita. Dumnaco, saputo dell’arrivo di Caninio, volge tutte le truppe contro le legioni e comincia l’assalto all’accampamento dei Romani. Dopo aver speso diversi giorni nell’attacco, a prezzo di gravi perdite e senza riuscire a far breccia in nessun punto delle fortificazioni, Dumnaco torna ad assediare Lemono.