De Bello Gallico, VIII, 27

Eodem tempore C. Fabius legatus complures civitates in fidem recipit, obsidibus firmat litterisque Gai Canini Rebili fit certior quae in Pictonibus gerantur. Quibus rebus cognitis proficiscitur ad auxilium Duratio ferendum. At Dumnacus adventu Fabi cognito desperata salute, si tempore eodem coactus esset et Romanum externum sustinere hostem et respicere ac timere oppidanos, repente ex eo loco cum copiis recedit nec se satis tutum fore arbitratur, nisi flumine Ligeri, quod erat ponte propter magnitudinem transeundum, copias traduxisset. Fabius, etsi nondum in conspectum venerat hostibus neque se Caninio coniunxerat, tamen doctus ab eis qui locorum noverant naturam potissimum credidit hostes perterritos eum locum, quem petebant, petituros. Itaque cum copiis ad eundem pontem contendit equitatumque tantum procedere ante agmen imperat legionum, quantum cum processisset, sine defatigatione equorum in eadem se reciperet castra. Consecuntur equites nostri, ut erat praeceptum, invaduntque Dumnaci agmen et fugientes perterritosque sub sarcinis in itinere adgressi magna praeda multis interfectis potiuntur. Ita re bene gesta se recipiunt in castra.

Nello stesso tempo il legato C. Fabio accetta la resa di parecchi popoli, la sancisce mediante ostaggi e viene avvisato di ciò che stava accadendo tra i Pictoni da una lettera di Caninio. A tale notizia, muove in soccorso di Durazio. Appena lo informano dell’arrivo di Fabio, Dumnaco dispera ormai della salvezza, perché avrebbe dovuto, a un tempo, affrontare sia i Romani, sia i rinforzi esterni, nonché sorvegliare e temere gli abitanti di Lemono. Con rapidità, dunque, ripiega con tutte le truppe e pensa di non poter essere abbastanza al sicuro, se non dopo aver condotto l’esercito oltre la Loira, un fiume che, per la sua imponenza, poteva essere varcato solo su ponte. Fabio, anche se non aveva ancora avvistato i nemici, né si era ricongiunto a Caninio, avvalendosi delle informazioni di chi conosceva la natura della zona, ritenne assai probabile che i nemici, atterriti, si sarebbero diretti là, dove effettivamente si stavano dirigendo. Così, con le sue truppe muove verso lo stesso ponte e ordina alla cavalleria di precedere l’esercito, ma a una distanza di marcia tale, che le consentisse il rientro nell’accampamento comune senza affaticare i cavalli. I nostri cavalieri, secondo gli ordini, partono all’inseguimento e si rovesciano sulla schiera di Dumnaco: avendo aggredito i nemici, già in fuga e atterriti, mentre erano ancora carichi di bagagli e in marcia, ne uccidono molti, si impadroniscono di un ricco bottino. Eseguita con successo la missione, rientrano al campo.