Cum ergo sublatam tribunorum intercessionem ipsosque urbe cessisse nuntiatum esset, praemissis confestim clam cohortibus, ne qua suspicio moveretur, et spectaculo publico per dissimulationem interfuit et formam, qua ludum gladiatorium erat aedificaturus, consideravit et ex consuetudine convivio se frequenti dedit. Dein post solis occasum mulis e proximo pistrino ad vehiculum iunctis occultissimum iter modico comitatu ingressus est; et cum luminibus extinctis decessisset via, diu errabundus tandem ad lucem duce reperto per angustissimos tramites pedibus evasit. Consecutusque cohortis ad Rubiconem flumen, qui provinciae eius finis erat, paulum constitit, ac reputans quantum moliretur, conversus ad proximos: ‘etiam nunc,’ inquit, ‘regredi possumus; quod si ponticulum transierimus, omnia armis agenda erunt’.
Quando dunque gli fu riferito che non si era tenuto conto dell’opposizione dei tribuni e che questi avevano abbandonato Roma, subito fece andare avanti segretamente alcune coorti, per non destare sospetti. Poi, con lo scopo di trarre in inganno, si fece vedere ad uno spettacolo pubblico, esaminò i progetti di una scuola di gladiatori che aveva intenzione di costruire e, secondo le sue abitudini, pranzò in numerosa compagnia. Dopo il tramonto del sole, aggiogati ad un carro i muli di un vicino mulino, partì in gran segreto, con un’esile scorta. Quando le fiaccole si spensero, smarrì la strada e vagò a lungo, finché all’alba, trovata una guida, raggiunse a piedi la meta, attraverso sentieri strettissimi. Raggiunte le coorti presso il fiume Rubicone, che era il confine della nostra provincia, rimase fermo alcuni istanti, riflettendo su quanto facesse, e poi, rivoltosi ai soldati vicini, disse: “Possiamo tornare indietro anche subito; infatti se attraversiamo il ponticello ogni cosa dovrà essere portata a termine con le armi”.