“Prodigi nell’anno di morte di Tiberio Gracco”

Antequam Tiberius Gracchus occisus est, plebis tribunus tristia neglexit omina; cum in suis aedibus et in Capitolio sacrificabat, dira portendebantur et dum e domicilio suo discedit, sinistrum ad limen pedem offendit et decuissit pollicem, et corvi fragmentum tegulae ante pedes eius proiecerunt ex stillicidio. In lacu Romano lacte rivi manaverunt. Lunae terra ingenti spatio in profundum descendit et mox de caverna lacum reddidit. Ardeae terra pluit. Minturnis lupus vigilem laniavit et inter tumultum effugit. Romae bubo et alia avis ignota visa est. In aede Iunonis Reginae, cum clausae erant per biduum valvae, infantis vox audita. Scuta novo sanguine maculata sunt. Puella quadrupes exstitit. In Agro Ferentino androgynus genitus est et in flumen deiectus. Virgines tres novenae cecinerunt et urbem lustraverunt.

Prima che Tiberio Gracco fosse ucciso, come tribuno della plebe trascurò tutte le cose funeste; quando faceva sacrifici nella sua abitazione e sul Campidoglio, si preannunciavano cose terribili e mentre si allontanava da casa sua, colpì il piede sinistro sulla soglia e sbatté l’alluce, e dei corvi gettarono dal tetto un frammento di tegola davanti ai piedi di quello dopo una pioggerella. In un lago romano i corsi d’acqua grondarono di latte. A Luni la terra scese con grande distanza in profondità e ben presto fece un lago dalla cavità. Ad Ardea piovve terra. A Minturno un lupo sbranò una guardia e in mezzo alla confusione scappò. A Roma furono visti un gufo e un uccello sconosciuti. Nel tempio di Giunone Regina, quando le porte rimanevano chiuse per due giorni, si sentì la voce di un neonato. Gli scudi si macchiarono di sangue recente. Nacque una bambina con quattro piedi. Nell’Agro Ferentino fu generato un androgino e fu gettato in un fiume. Tre gruppi di nove vergini cantarono e purificarono la città.

Prodigiorum liber, 37 (“Una strana morte”)

P. Elvius eques Romanus a ludis Romanis cum in Apuliam reverteretur, in agro Stellati filia eius virgo equo insidens fulmine icta exanimataque, vestimento deducto in inguinibus, exserta lingua, per inferiores locos ut ignis ad os emicuerit. Responsum infamiam virginibus et equestri ordini portendi, quia equi ornamenta dispersa erant. Tres uno tempore virgines Vestales nobilissimae cum aliquot equitibus Romanis incesti poenas subierunt. Aedes Veneri Verticordiae facta.

Mentre il cavaliere romano Publio Elvio, che era stato ai Ludi Romani, ritornava il Puglia, sua figlia vergine fu colpita e uccisa da un fulmine mentre stava a cavallo: i vestiti erano stati portati via dall’inguine, la bocca era spalancata, come se il fuoco fosse passato attraverso le parti inferiori fino alla bocca. Si interpretò il fatto in questo modo: era stata predetta infamia alle vergini e all’ordine equestre, poiché erano stati dispersi gli ornamenti del cavallo. Nello stesso tempo tre nobilissime vergini Vestali con alcuni cavalieri romani subirono le pene per l’incesto. Fu costruito un tempio a Venere Verticordia.

“Prodigi annunciano la guerra civile”

Cum C. Octavius Romam pervenit, multa prodigia evenerunt. Tabulae aeneae ex aede Fidei turbine evulsae sunt, aedis opis valvae fractae, arbores radicitus et pleraque tecta eversa, fax caelo ad occidentem apparuit, stella per dies septem insignis arsit. Soles tres fulserunt, circaque solem imum corona spiceae similis in orbem emicuit, et postea sol in unum circulum redactus est et multis mensibus languida lux fuit.
In aede Castoris nominum litterae Antonii et Dolabellae consulum excussae sunt, itaque consulibus alienatio a patria significata est. Canum ululatus nocte ante domum auditi sunt; grex piscium in sicco reciproco maris fluxu relictus est. Padus inundavit et intra ripam ingentem viperarum vim reliquit. Postea, inter Caesarem et Antonium civilia bella fuerunt.

Quando Gaio Ottavio giunse a Roma, sucessero molti prodigi. Tavole di bronzo furono trascinate via dal tempio della (dea) Fede da una tromba d’aria, gli alberi furono sradicati e moltissime abitazioni furono scoperchiate, apparve nel cielo una fiaccola ad Occidente. Le porte del tempio di Opi furono rotte, una stella arse osservabile per sette giorni. Splendettero tre soli, e attorno al sole più basso divampò nel cerchio una corona simile ad una spiga, e poi il sole fu diretto su un’unica orbita e durante molti mesi la luce fu debole. Nel tempio di Castore le lettere dei nomi dei consoli Antonio e Dolabella furono scosse via, perciò per i consoli fu preannunciato l’allontanamento dalla patria. Di notte davanti a casa furono uditi ululati di cani. Un branco di pesci fu lasciato al secco da un flusso di mare reciproco. Il po straripò e dentro la riva lasciò una grande quantità di vipere. Poi, fra Cesare e Antonio ci furono le guerre civili.

Prodigiorum liber, 68 (“Prodigi nell’anno di arrivo di Ottaviano a Roma”)

C. Octavius testamento Caesaris patris Brundisii se in Iuliam gentem adscivit. Cumque hora diei tertia ingenti circumfusa multitudine Romam intraret, sol puri ac sereni caeli orbe modico inclusus extremae lineae circulo, qualis tendi arcus in nubibus solet, eum circumscripsit. Ludis Veneris Genetricis, quos pro collegio fecit, stella hora undecima crinita sub septentrionis sidere exorta convertit omnium oculos. Quod sidus quia ludis Veneris apparuit, divo Iulio insigne capitis consecrari placuit. Ipsi Caesari monstrosa malignitate Antonii consulis multa perpesso generosa fuit ad restistendum constantia. Terrae motus crebri fuerunt. Fulmine navalia et alia pleraque tacta. Turbinis vi simulacrum, quod M. Cicero ante cellam Minervae pridie quam plebiscito in exilium iret posuerat, dissipatum membris pronum iacuit, fractis humeris bracchiis capite; dirum ipsi Ciceroni portendit. Tabulae aeneae ex aede Fidei turbine evulsae. Aedis Opis valvae fractae. Arbores radicitus et pleraque tecta eversa. Fax caelo ad occidentem visa ferri. Stella per dies septem insignis arsit. Soles tres fulserunt, circaque solem imum corona spiceae similis in orbem emicuit, et postea in unum circulum sole redacto multis mensibus languida lux fuit. In aede Castoris nominum litterae quaedam Antonii et Dolabellae consulum excussae sunt, quibus utrisque alienatio a patria significata. Canum ululatus nocte ante domum auditi, ex his maximus a ceteris laniatus turpem infamiam Lepido portendit. Hostiae grex piscium in sicco reciproco maris fluxu relictus. Padus inundavit et intra ripam refluens ingentem viperarum vim reliquit. Inter Caesarem et Antonium civilia bella exorta.

Secondo le disposizioni testamentarie del patrigno Cesare, a Brindisi C. Ottavio entrò a far parte della gens Iulia. Quando egli, alla terza ora del giorno, entrò in Roma circondato da una enorme folla, il Sole, circondato da un piccolo cerchio di pura e calma luce, lo cinse con la parte finale di un arco simile a quello che l’arcobaleno dispiega in cielo. Durante la celebrazione dei giochi in onore di Venere Genitrice, che istituì per la colleganza, una cometa apparsa all’undicesima ora sotto la costellazione dell’Orsa attirò gli occhi di tutti. Poiché questa stella era apparsa durante i giochi di Venere si decise di dedicarla al Divo Giulio. Con grande tenacia il nuovo Cesare s’oppose all’inumana cattiveria di Antonio. Si verificarono frequenti terremoti. I navigli e molte altre zone e cose furono colpite da fulmini. Una statua che Cicerone aveva fatto innalzare davanti alla cappella di Minerva il giorno prima del suo esilio per plebiscito, cadde in frantumi ““ testa, omeri, braccia rotte ““ a causa di una violenta tromba d’aria: terribile presagio per Cicerone. Una tromba d’aria rapì via dal tempio della Fede le tavole di bronzo. Le porte del tempio di Opi vennero squassate; alberi sradicati e abitazioni scoperchiate. Apparve in cielo una cometa: puntò verso occidente. La grande cometa brillò per sette giorni. Splendettero tre soli e intorno alla parte bassa del Sole brillò una corona simile ad una spiga e poi, quando il Sole si ridusse ad un solo cerchio, la luce fu flebile per molti mesi. Nel tempio di Castore, si staccarono alcune lettere corrispondenti ai nomi di Antonio e Dolabella: presagio, per i due, di rottura con la patria. Latrati di cani furono uditi dinanzi all’abitazione di Lepido: il cane più grosso venne sbranato dagli altri: terribile presagio per Lepido. Ad Ostia, la risacca fece arenare un branco di pesci. Si verificò l’inondazione del Po: rifluendo nel suo letto, il fiume lasciò sulle sponde migliaia di vipere. Seguì puntualmente la guerra civile tra Cesare e Antonio.