Tusculanae Disputationes, II, 18-19

18 – Ego a te non postulo, ut dolorem eisdem verbis adficias quibus Epicurus voluptatem, homo, ut scis, voluptarius. Ille dixerit sane idem in Phalaridis tauro, quod si esset in lectulo; ego tantam vim non tribuo sapientiae contra dolorem. Sit fortis in perferendo, officio satis est; ut laetetur etiam, non postulo. Tristis enim res est sine dubio, aspera, amara, inimica naturae, ad patiendum tolerandumque difficilis.
19 – Aspice Philoctetam, cui concedendum est gementi; ipsum enim Herculem viderat in Oeta magnitudine dolorum eiulantem. Nihil igitur hunc virum sagittae quas ab Hercule acceperat tum consolabantur cum

E viperino morsu venae viscerum
Veneno inbutae taetros cruciatus cient.
Itaque exclamat auxilium expetens, mori cupiens:
Heu! qui salsis fluctibus mandet
Me ex sublimo vertice saxi?
iam iam absumor, conficit animam
Vis vulneris, ulceris aestus.
Difficile dictu videtur eum non in malo esse, et magno quidem qui ita clamare cogatur.

18 – Io non ti chiedo di definire il dolore con gli stessi termini con cui Epicuro descriveva il piacere, oh uomo, che come sai, ha un grande interesse per il piacere. Egli nel toro di Falaride avrebbe detto esattamente le stesse parole, che avrebbe pronunciato se fosse stato sul divano; io non attribuisco alla sapienza tanta efficacia contro il dolore. Sia forte nel sopportare, il suo dovere è portato a termine; non pretendo anche che provi gioia. Infatti è senza dubbio un’esperienza triste, aspra, amara, contraria alla natura, difficile da sopportare e da tollerare.
19 – Guarda Filottete, che deve essere compatito se piange; infatti aveva visto Ercole che urlava sull’Eta per la violenza del dolore. Dunque le frecce che furono ricevute da Ercole non consolarono affatto quest’uomo nel momento in cui imbevute di veleno dal morso della vipera le vene delle viscere provocarono terribili patimenti. Perciò grida invocando aiuto, desiderando morire: ahi Chi mi darà ai flutti del mare gettandomi dalla cima della rupe? Di ora in ora mi consumo, la violenza della ferita, il bruciore della piaga, distruggono la mia vita. Sembra difficile dire che non si trovi in un male, e certamente grave chi è costretto a gridare così.