Saepe ex socero meo audivi cum is diceret socerum Laelium semper fere cum Scipione solitum esse rusticari eosque incredibiliter repuerascere esse solitos, cum rus ex urbe tamquam e vinculis evolavissent. Non audeo dicere de talibus viris, sed tamen ita solet narrare Scaevola, conchas eos et umbilicos ad Caietam et ad Laurentum legere consuesse et ad omnem animi remissionem ludumque descendere. Sic enim res sese habet, ut, quem ad modum Volucres videmus effingere et construere nidos, easdem autem, cum aliquid effecerint, levandi laboris sui causa passim ac libere, solutas opere, volitare, sic nostri animi, negotiis forensibus atque urbano opere defessi, gestiant ac volitare cupiant vacui cura ac labore.
Spesso l’ho sentito dire da mio suocero, poiché egli diceva che suo suocero Lelio quasi sempre era solito alloggiare in campagna con Scipione e che essi erano soliti tornare incredibilmente bambini, essendo scappati via dalla città in campagna, quasi come dalla prigione. Non oso parlare di tali uomini, ma tuttavia Scevola è solito narrare così, che essi erano soliti raccogliere conchiglie e piante presso Gaeta e Laurento e abbandonarsi ad ogni divertimento e passatempo. La situazione sta infatti in questi termini, che, come vediamo gli uccelli che modellano e costruiscono nidi, ma poi essi stessi, dopo aver completato qualcosa, al fine di alleggerire la propria fatica, svolazzano di qua e di là liberamente, liberi dal lavoro; allo stesso modo, i nostri animi, liberi dagli impegni politici e dal lavoro cittadino, gioiscono e desiderano vagare liberi da preoccupazione e fatica.