Breviarium, I, 2 (“Il mito di Romolo”)

Condita civitate, quam ex nomine suo Romam vocavit, haec fere egit. Multitudinem finitimorum in civitatem recepit, centum ex senioribus legit, quorum consilio omnia ageret, quos senatores nominavit propter senectutem. Tum, cum uxores ipse et populus suus non haberent, invitavit ad spectaculum ludorum vicinas urbi Romae nationes atque earum virgines rapuit. Commotis bellis propter raptarum iniuriam Caeninenses vicit, Antemnates, Crustuminos, Sabinos, Fidenates, Veientes. Haec omnia oppida urbem cingunt. Et cum orta subito tempestate non comparuisset, anno regno tricesimo septimo ad deos transisse creditus est et consecratus. Deinde Romae per quinos dies senatores imperaverunt et his regnantibus annus unus completus est.

Dopo aver fondato la città, che dal suo nome chiamò Roma, fece più o meno queste cose. Accolse nella cittadinanza un gran numero di confinanti, scelse cento tra i cittadini più anziani, che chiamò senatori a causa della vecchiaia, per fare tutte le cose con il loro consiglio. In quel tempo, poiché egli stesso e il popolo non avevano mogli, invitò allo spettacolo dei giochi le popolazioni vicine alla città di Roma e fece rapire le loro fanciulle. essendo scoppiate guerre per l’offesa delle rapite, vinse i Ceninesi, gli Antemnati, i Crustumini, i Sabini, i Fidenati, i Veienti. Tutte queste città stanno intorno a Roma. E poiché, essendo scoppiata all’improvviso una tempesta, era scomparso, nel trentasettesimo anno di regno si credette che fosse salito agli dei e fu divinizzato. Poi a Roma ebbero il potere i senatori per cinque giorni ciascuno e, sotto il loro governo trascorse un intero anno.